Tolleranza zero? Alle parole seguano i fatti

14/11/2013 10:09

IL ROMANISTA (M. BIANCHINI) - Tolleranza zero. Quante volte abbiamo sentito proferire la minaccia che avrebbe dovuto assestare il colpo di grazia a violenza e razzismo nel mondo del calcio? Anche ieri il presidente del consiglio Enrico Letta, parlando dal pulpito del Coni che rappresenta la maggiore autorità sportiva in Italia, non ha resistito alla tentazione di pronunciare la fatidica intimidazione. Siamo tutti d’accordo sul contenuto. E non potrebbe essere altrimenti da chi sa di appartenere alla società civile. Però l’ennesimo grido, pur lanciato dal massimo esponente del governo, ha lo sgradevole sapore di una ripetitività rimasta da anni sul piano delle manifestazioni di intenti.

Pare che sia sufficiente demonizzare e inveire contro la punta dell’iceberg, identificata nei fatti di Nocera, per sentirsi a posto con la coscienza. Il vero pianeta dello sport che appartiene all’incolpevole maggioranza si sente offeso per l’"ammucchiata" in cui si sente sepolto. Esso stesso, da tempo immemorabile invoca tolleranza zero che significherebbe sopravvivenza contro la sopraffazione di pochi o tanti mascalzoni, poco importa. Giovani padri "normali" che in compagnia di mogli e bambini vorrebbero godersi lo spettacolo in pace, sembrano stufi di aspettare la giusta protezione che al momento si limita a proporre "tolleranza zero".Se questa significa chiudere settori degli stadi, oppure procedere a schedature che vanno sotto il nome di tessera del tifoso, quel che resta è solo delusione e profondo sconcerto.

Basterebbe dare un’occhiata ai risultati per capire il fallimento di quelli che possiamo definire i palliativi di tanti Ponzio Pilato armati del leggendario catino per lavarsi le mani. E non parliamo della fonte di appagamento, conseguenza della medesima filosofia, in cui attingono i tutori della giustizia, quando dispensano disinvoltamente migliaia di "daspo", spesso ignorati totalmente dai delinquenti che li hanno meritati. E allora che fare? Arrendersi al malcostume che nonostante i numeri appartiene ad una netta minoranza? Ma proprio perché minor parte non dovrebbe essere difficile allo Stato riuscire a debellare. Lo sanno anche i muri che si conoscono perfettamente nomi, cognomi e indirizzi degli squallidi urlatori di buu e di chi non conosce vergogna ad alzare il braccio del saluto nazista. Per loro esistono precise leggi dello Stato. Basterebbe applicarle con la serietà dimostrata in altri paesi per dare un significato alla "tolleranza zero" e ad evitare che venga etichettata oltre, con l’aggettivo di fariseismo.