Tra Feng e la Roma c’è di mezzo il governo cinese

29/11/2013 10:00

Anche se si tratta di imprese private, soprattutto quando sono di una certa dimensione, in Cina lo Stato resta sempre il «socio occulto» più importante. E per dare via libera (servono tre autorizzazioni) vuole sapere per filo e per segno tipo, scopo e soprattutto quanto rientrerà in Cina dell’investimento. Stando a fonti cinesi non è semplice ottenere il nulla osta per entrare in una società calcistica. Ma è anche vero che il «virus Lippi» ha contagiato e invogliato molti cinesi a interessarsi di calcio e dunque potrebbe esserci qualche possibilità. Si tratta sempre e comunque di business e finora, almeno in Italia, gli investimenti sono andati esclusivamente all’industria manifatturiera. A quanto risulta l’interesse di Feng è concreto, ma il manager avrebbe chiesto che l’intera operazione gli venga finanziata. Più o meno quello che era successo all’inizio tra Unicredit e Pallotta.

Dunque Feng non ci metterebbe del suo. Non è chiaro se questo aggirerebbe la richiesta di autorizzazione al Safe, l’Autorità valutaria cinese che deve autorizzare gli investimenti all’estero. È un dettaglio, ma sostanziale. Nel caso dell’Inter il Safe ha fatto saltare un accordo già firmato. Per la Roma siamo ancora ai contatti preliminari e anche se arrivasse un accordo il perfezionamento non sarebbe comunque automatico, come insegna Moratti. Gli advisor della Rothschild stanno cercando di sbrogliare la matassa e trovare la soluzione per portare Feng al tavolo. Al momento non si registrano particolari passi avanti. È probabile che in questa fase il lavoro sia più concentrato sull’asse Milano- Boston per far digerire a Pallotta l’idea di imbarcare un nuovo socio.