14/11/2013 09:44
GASPORT (M. CECCHINI) - I luoghi comuni, a volte, raccontano anche la verità. Si dice ad esempio che i derby non finiscano mai, e forse non cè una città in Europa come Roma che possa confermare tutto ciò. E allora nessuna meraviglia che, da qui a maggio, possa nascere un Roma-Lazio che valga un posto per il Mondiale in Brasile. Insomma, la sfida estremamente sotterranea tra Morgan De Sanctis e Federico Marchetti è già nata, anche se i due sono uniti da una solida amicizia. Il paradosso, in fondo, è che mentre il portiere della Lazio ieri si allenava a Coverciano, oggi sarà a Milano per la vigilia del match contro la Germania e lunedì addirittura giocherà nellamichevole di Londra contro la Nigeria, quello dellaRoma lavora serenamente a Trigoria, dopo aver detto addio allazzurro (anche per motivi familiari) il 26 marzo scorso, giorno del suo 36° compleanno.
Il ritorno E allora perché si profila un possibile ribaltone? Semplice: il c.t. come vice Buffon (spesso acciaccato) si sente più garantito dallesperienza di De Sanctis che dallesuberanza di Marchetti (11 presenze, 11 reti), tanto più che Sirigu (6 presenze, 6 gol al passivo in Nazionale) al momento sembra essere collocabile nel ruolo di terzo. Invece al portiere della Lazio viene richiesta quella serenità che al momento non è tra le sue doti migliori, come la gara di ottobre con lArmenia ha dimostrato. Quel match ha spinto Prandelli a riprendere in considerazione lipotesi De Sanctis a cuidopo un curriculum onorevole (6 presenze e 6 reti)al momento delladdio il c.t. aveva detto: se avrò bisogno, ti richiamerò.
La telefonata Con grande fair play, comunque, Morgan pochi giorni fa ha detto: «Senza neppure considerare Buffon, secondo me lItalia con Marchetti e Sirigu è in ottime mani. Per questo spero che quella telefonata di Prandelli, a maggio, spero che non arrivi ». Speranza lecita, ma i sussurri di Coverciano raccontano come lottima stagione del giallorosso lo abbia riproposto alla ribalta internazionale, senza contare che labruzzese a quella telefonata risponderebbe senzaltro: obbedisco. Daltronde, tutti coloro che lo conoscono raccontano come Morgan sia innanzitutto un capo, uno abituato a comandare la difesa e a farsi sentire nello spogliatoio, riuscendo sempre ad accantonare lemozione. Marchetti invece, a dispetto dei suoi 30 anni, sembra essere esplosivo tra i pali, ma un po fragile sotto pressione, cosa evidenziata soprattutto nello sfortunato Mondiale 2010, quando sorpassò proprio De Sanctis nelle gerarchie di Lippi per vedersi bruciato nel giro di due partite e mezzo. Insomma, è una sfida che parte da lontano, anche se vissuta con uno stato danimo totalmente diverso. De Sanctis è già contento così, mentre Marchetti corre il rischio appunto di passare adesso da vice Buffon a primo tagliato nella lista Mondiale. Effetti collaterali di una maglia azzurra che pesa come un macigno e di un derby infinito che non ammette quasi mai un «e vissero tutti felici e contenti».