22/01/2014 09:12
Come annunciato alla vigilia Conte gioca al risparmio e manda in panchina ben sei titolari, rispetto alla sfida di campionato, senza toccare però la difesa «ufficiale». In porta c'è Storari per Buffon, a centrocampo Marchisio per Pogba, Isla e Peluso per Lichtsteiner e Asamoah, mentre in attacco fuori la coppia titolare Tevez-Llorente per il piccolo e fastidioso Giovinco in tandem con Quagliarella. Garcia invece non fa sconti e manda dentro la Roma «buona» con il solo Torosidis al posto di Dodò e Nainggolan, risparmiato con il Livorno, che rileva la maglia di Pjanic e parte in marcatura a uomo di Pirlo (che poi verrà presoin consegna da Totti). Primo tempo tutto o quasi di marca romanista. La Roma, dopo qualche minuto di apprensione, prende in mano le redini del gioco con la Juve che si mette sulle corde ad incassare. La squadra di Conte sta lì dietro, attenta a non sbagliar nulla, a volte chiusa tutta in area e pronta a colpire in contropiede.
E non è un caso se nella prima frazione di gioco i bianconeri non tirano mai in porta, mentre i giallorossi ci provano più volte: quasi sempre da fuori, ma anche dalla fascia destra da dove Maicon mette dentro tre o quattro palle bellissime. Il problema è che lì in mezzo non c'è nessuno in grado di raccoglierle: Florenzi arriva in ritardo almeno in un paio di occasioni e Totti gioca troppo lontano dalla porta. Dall'altra parte l'unica cosa degna di nota è il fallo di Benatia su Giovinco (vera spina nel fianco del franco-marocchino): Tagliavento sbaglia tutto fischiando la trattenuta e poi ammonendo il difensore: se era fallo (in realtà dubbio), doveva estrarre il rosso per la chiara occasione da gol. La ripresa si apre con un gol annullato a Peluso: giusto così, il traversone di Isla. Poi è ancora solo Roma. Garcia è stato chiaro con i suoi, non vuole strafare, pretende calma e concentrazione e la Roma continua a fare la sua gara attaccando ma senza farsi prendere dalla foga. E il lavoro, continuo, martellante alla fine pagherà grazie anche a predominio a centrocampo a dir poco imbarazzante.
Così quando Garcia decide di metter dentro Pjanic per Florenzi, arriva quella spinta offensiva, quel talento che era mancato per sbloccare la partita. Al 79' il bosniaco, sacrificato per un cemgtrocmapopiù «muscolare», anticipa a centrocampo Bonucci e apre il contropiede: palla profonda sulla fascia per caterpillar Strootman che la mette dentro pe ril tocco, scomposto, di Gervinho. Ma va bene così è il gol che decide la gara, giustamente, a favore della Roma. Gli ultimi minuti sono di sofferenza e cuore prima dei tre fischi liberatori di Tagliavento che spediscono la Roma in semifinale di Coppa Italia contro una tra Napoli o Lazio (andata 5 febbraio allOlimpico): con un grande obiettivo, quella «stella» divenuta ormai una sorta di maledizione. L'avversaria del penultimo atto si saprà mercoledì, ma la Roma deve restare con la testa al campionato: domenica a Verona non sarà una gita di piacere. Il resto è festa con l'Olimpico che di andare a casa non ne vuole sapere, i giocatori vanno sotto la Sud per il meritato tributo e Garcia salta come un bambino felice: applaude sotto la tribuna (prima della cena all'interno dell'impianto ormai un must per la Roma), chiede il coro del pubblico della Monte Mario. Lì in mezzo c'è un ragazzo (o lo era...) francese che applaude più degli altri, quasi in lacrime: è Vincent Candela, questa festa è anche un po' sua.