28/01/2014 09:29
IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - E pensare che da due mesi si porta dietro un problema all’alluce. Fastidioso , che non lo fa rendere al cento per cento, che lo limita. Sennò chissà cosa riuscirebbe a fare. Eppure, anche così il Daniele De Rossi di questo scorcio di stagione (di tutto la stagione) è un motore inesauribile. Il centro nevralgico di quella macchina praticamente perfetta che è la Roma di Rudi Garcia. In cui ognuno è indispensabile, in cui ogni movimento è teso all’obiettivo. Al centro c’è l’origine e il punto di equilibrio di tutto questo. C’è De Rossi che un anno fa di questi tempi attraversava uno dei momenti peggiori della sua storia romanista. Qualche giorno fa, dopo la vittoria contro la Juve in coppa, ricordava quel periodo buio con queste parole: «E’ tutto tornato come prima, grazie a Dio. L’anno scorso un giorno sì e uno no andavo da Sabatini a bussare al suo ufficio. Non ero contento delle mie prestazioni e si era palesata la possibilità di interrompere questo rapporto. Ma quando rinizi a vivere stagioni se non vincenti, dignitose, capisco che è tutto quello per cui sono qui».
Qui, ovvero alla Roma, il suo tutto calcistico. Per la quale fa ogni cosa: corre, contrasta, lancia, tira. E non lo fa come uno qualsiasi, lo fa da alla grande. Lo fa semplicemente De Rossi. Basta guardare i dati di domenica al Bentegodi, dello stesso stadio dove qualche anno fa finirono i sogni . Anche se era l’altra Verona, il Chievo, anche se “chi tifa Roma non perde mai”. Ma adesso è tempo di raccogliere, di vincere. Come fatto per tutto un campionato iniziato proprio dal suo piede a Livorno, come fatto nell’ultima partita in cui Daniele e il suo alluce sono stati superlativi in tante cose.
E allora eccoli i numeri elaborati da Opta che dicono analiticamente quello che si vede con gli occhi, che si sente con il cuore, che molto di questa Roma passa per De Rossi. Al primo posto per palloni giocati (116), al primo posto per contrasti vinti (4), per intercetti (4), per palle recuperate (9), pure per falli subiti (4). E ancora il numero uno di Verona per passaggi positivi (77), per lanci positivi (12). E poi è naturale che se giochi tanti palloni, che se lanci così tanto saranno tanti anche gli errori. Altrimenti saresti un mostro, altrimenti saresti un extraterrestre o forse saresti semplicemente De Rossi al cento per cento. Una prestazione maiuscola, anche confrontata con quella di quell’altro fenomeno accanto a lui che risponde al nome di Kevin Strootman. Anche lui ha preso un paio di colpi a inizio partita, anche lui è stato più forte di qualunque problema fisico. L’olandese è stato il migliore di giornata in fatto di sponde (3) e di occasioni create (ancora 3) assist compresi. Uno talmente in controllo di tutto ciò che lo circonda da piazzare un 100% nei dribbling. Ma Verona è solo una tappa. Ora c’è da andare a raccogliere i frutti di quanto seminato. C’è da scoprire se si è seminato meglio di chi per ora sta raccogliendo di più e che ti sta davanti anche se la coppa ha dimostrato essere alla tua portata. Non sarà facile rirenderli, servirà un’impresa, ma nulla è impossibile per questa Roma e per questo De Rossi che poi sono la stessa cosa. Perché la Roma «E’ tutto quello per cui sono qui».