13/01/2014 10:05
Doveva ripartire ieri, la Roma teoricamente depressa, e lha fatto in piena luce, anche interiore, con energia fisica e mentale, conquistando il maggior numero di punti nel girone dandata di un campionato a 20 squadre. Il modo in cui è scesa in campo contro il Genoa, il modo in cui lha fatto a pezzi già nel primo tempo con la spettacolare rovesciata di Florenzi (25), che per qualche secondo si sarà sentito Hugo Sanchez, il gol n. 231 di Totti (30) e il contropiede magistrale, in ricordo di quello di San Siro contro lInter, concluso in rete da Maicon (43), il modo in cui ha chiuso la partita allinizio del secondo tempo con la nuca di Benatia (7), che con Florenzi è il capocannoniere giallorosso con 5 reti, il modo in cui anche quando avrebbe potuto permetterselo non ha rallentato: ebbene tutte queste attitudini dimostrano che cè un dopo a tutto, anche alle sconfitte più meritate, anche alla brutta figura di terminare una partita importante in nove. Spiritoso e autoironico il commento di Totti su Florenzi: «Se faccio io un gol così smetto di giocare, perché non mi rialzo più...».
La Roma di ieri non aveva De Rossi ma è stato un bene perché così Garcia ha scoperto di poter scomporre il proprio centrocampo, secondo necessità. Ieri la squadra era disposta praticamente con un 4-2-1-3. Davanti alla difesa hanno giganteggiato Nainggolan e Strootman, poco più avanti cera Pjanic. La soluzione potrebbe, chissà, portare a un futuro avanzamento di De Rossi, che quando giocava più vicino alla porta era un fenomeno negli inserimenti (come Perrotta). Lolandese in particolare era così ispirato nel ruba e riparti che avrebbe strappato via il pallone dai piedi di chiunque, anche in tribuna. Florenzi ha corso in orizzontale e in verticale. Anche Gervinho lo ha fatto: peccato che livoriano cada spesso vittima di una personale maledizione che lo porta a vivere partite tutte sue, sganciate dal contesto generale. La sensazione è che se gli va male la prima accelerazione (ieri Perin gli ha respinto un gol quasi fatto due minuti dopo l1-0 di Florenzi) Gervinho perde il senso della realtà e comincia a combattere contro i mulini a vento, cercando solo di entrare in porta con la palla. Va detto comunque che la Roma di ieri aveva davanti un Genoa pietrificato, senza Gilardino e forse appagato dai tre punti conquistati col Sassuolo.
Gasperini ha contribuito a gettare altro panico nei suoi facendo debuttare Cabral (che parlerà anche sei lingue ma in campo cammina) e cambiando dopo appena 12 minuti la disposizione tattica: non più difesa a tre ma a quattro (come se si fosse reso conto solo a partita iniziata che la Roma aveva il tridente). La medicina sè rivelata più dannosa del malanno. La pietrificazione si è completata e il Genoa, ballando sul cornicione della sua pochezza tecnica (espulsione a parte, ora Matuzalem si muove come il suo nome ha sempre fatto presumere), è franato in pochi minuti. Senza mai prendere in considerazione lipotesi di andare a conoscere un po più da vicino De Sanctis. Per più di un mese, affrontando rivali abbordabili, la Roma ha annaspato fra i resti delle sue riconosciute e un po perdute bellezze, che molti ritenevano irripetibili. Qualcuno aveva già banalmente chiesto, fingendosi esperto di cinema, la testa di Garcia. Ma non era un po troppo presto?