28/01/2014 08:34
CORSERA (G. PIACENTINI) - C’è stato un momento in cui la stagione della Roma avrebbe potuto prendere una piega diversa: la sconfitta con la Juve, il 5 gennaio, sembrava aver cancellato quanto di buono fatto in un girone da record. Invece la reazione è arrivata, immediata, da grande squadra. Da quel giorno la formazione giallorossa non ha sbagliato un colpo: cinque vittorie consecutive tra campionato e Coppa Italia, 12 gol fatti e uno solo subito. A vederla oggi, in piena corsa per lo scudetto e con il Napoli a distanza di sicurezza, la Roma sembra un luna park.
Tutti sono contenti, tutti si sacrificano, tutti segnano - sei giocatori con 5 gol all’attivo ne sono la conferma - e nessuno fa polemica. Francesco Totti, che di solito vede la panchina solo quando esce dal sottopassaggio per andare al centro del campo con la fascia al braccio, ha dichiarato tra il serio e il faceto che sarebbe disposto a barattare il suo ruolo da «titolarissimo» per un gol a partita da subentrato. È il segnale che, nel gruppo, si è creata quella magia che rende tutto possibile. Prima dell’inizio della stagione, ad esempio, era impensabile pronosticare una Roma con 50 punti dopo 21 gare: lo scorso anno per arrivare a 51 (con i tre punti di Cagliari assegnati a tavolino) c’è stato bisogno di aspettare la trentaduesima giornata.
Gran parte del merito, ovviamente, è da attribuire a Rudi Garcia, che è riuscito a plasmare la squadra a sua immagine e che finora ha sbagliato poco o niente, dentro e fuori dal campo. La sua gestione della rosa è da premio Oscar, così come il suo modo di porsi nei confronti di una piazza che ha masticato e respinto anche tecnici di provata esperienza. L’allenatore francese non è però l’unico responsabile della rinascita romanista, perché anche con le migliori intenzioni del mondo avrebbe potuto fare poco senza una società che, dopo due anni di scuola guida, non ha sbagliato una mossa. Con il senno di poi è facile attribuire i meriti, ma in pochi in estate avrebbero scommesso sulle operazioni di mercato concluse da Walter Sabatini, che, liberatosi della presenza ingombrante dell’amico Baldini, non ha più sbagliato un colpo in entrata e in uscita: le cessioni di Lamela, Osvaldo e Marquinhos, le ultime di Burdisso, Borriello e il «capolavoro» Bradley sono servite per ripianare i conti e consentire gli acquisti di calciatori che rappresentano il presente e il futuro di questa squadra. Basta guardare la carta d’identità dei suoi calciatori: tra i 27 anni di Castan e i 18 di Jedvaj ci sono Benatia e Gervinho (26), Nainggolan (25), Strootman e Pjanic (23), Florenzi, Ljajic e Destro (22), Dodò (21) e Romagnoli (19). E se la Roma è pronta a vincere oggi, come si augurano i tifosi, con pochi ritocchi le possibilità di farlo in futuro sono ancora più alte.