«Si gioca come si vive». Ciao Nico

16/01/2014 09:32

E’ solo per questo che non aspetterà giugno e la scadenza naturale del suo contratto . A quasi 33 anni lui, lottatore nato, non può restare con le mani in mano e vedere passare l’ultimo treno per provare ad alzare la coppa del mondo. Troppi pochi minuti quelli che questa Roma meravigliosa gli può concedere, con la coppia - che è la meno battuta d’Europa. E così Burdisso partirà, saluterà per andare forse lì dove tutto era cominciato. O meglio ri-cominciato. Dopo gli anni all’Inter, dopo aver vinto tutto sì, ma da comprimario con Mourinho che di lui nel 2010 disse: «Volevo venderlo per investire su altri giocatori e così programmai la sua cessione. Alla fine invece Nicolas si è dimostrato uno dei giocatori più coinvolti dal mio progetto mai incontrati nella mia carriera. Oggi Nicolas sa quanto lo stimi. E sa anche che sarei felicissimo di lavorare di nuovo con lui, uomo e giocatore fantastico».

Lo Special One non è stato l’unico a voler spiegare al mondo la grandezza di Burdisso. Lo avrebbe fatto qualche tempo dopo anche Claudio Ranieri, che però nell’estate del 2009 era ancora lontano dalla Roma. C’era Spalletti che cercava un difensore, arrivò lui, in prestito. Era il 22 agosto e il 23 c’era l’esordio in campionato, guarda un po’, proprio a Genova contro il . Tutto in fretta e furia, una maglia per lui preparata di corsa perché appena arrivato avrebbe dovuto giocare. Poteva sembrare un’operazione “rattoppata”, uno di quegli acquisti che non lasciano il segno. Non è stato così, perché Nico il segno lo lascia sempre. Spalletti salutò, arrivò Ranieri e piano piano cominciò un’avventura tanto esaltate quanto inaspettata con lui, il bandito buono, che se ruba lo fa per togliere ai ricchi e dare ai poveri, che divenne uno dei simboli della rimonta. Simbolo di un carattere che aveva trasmesso a tutto lo spogliatoio. Resta scolpita la frase riportata da Ranieri che in un’intervista nel 2011 rivelò un dialogo avvenuto nello spogliatoio: «Burdisso è tra quelli che mi è rimasto nel cuore. Un giorno parlai con la squadra: “Ho una convinzione,si gioca bene in base a come ci si allena”. E lui pronto: “No mister, si gioca come si vive”.

Burdisso non si nasconde, ti guarda negli occhi sempre». Un uomo vero, che ha dovuto affrontare momenti difficili. Su tutti quello della malattia che colpì la figlia pochi mesi dopo il suo arrivo in Italia. Lui non ci pensò due volte e lasciò Milano per tornare in Argentina e stare vicino alla bambina offrendo la possibilità di rescindere il suo contratto. Non ce ne fu bisogno perché Moratti gli concesse tutto il tempo che sarebbe stato necessario. Quando nell’ottobre del 2005 per la partita contro il Livorno Nico tornò in campo, dopo che la vicenda si era risolta , San Siro gli tributò un enorme applauso. Figurarsi se uno così può farsi fermare da un infortunio al ginocchio per quanto terribile esso possa essere.

I tifosi romanisti ancora se le ricordano quelle immagini arrivate dal Sudamerica, le incognite, i dubbi sul recupero. Poi in un lampo eccolo di nuovo lì Nico, a partecipare alle cene di gruppo con tutta la squadra con tutore e stampelle. Aiutato dai compagni a scendere dall’auto occupata in buona parte dal suo gambone. Sorprendente la sua presenza solo per chi non ha imparato a conoscerlo, uno che nelle cose ci mette il cuore, l’anima, tutto. Uno che non ci sta a subire un torto, uno che è pronto a reagire. Nico ha annunciato che lascerà la Roma. L’ha fatto nella settimana dopo Roma-, la sua prima avversaria da romanista.

L’ha fatto nella settimana prima di Roma-Livorno, la sua prima avversaria da interista dopo il ritorno in Argentina per motivi familiari. Ha annunciato che andrà via dalla Roma nella settimana prima di -Inter. Incroci, segni del destino, esami da superare, partite da giocare, avventure da vivere. Che poi è la stessa cosa perché “si gioca come si vive”. Con lo sguardo dritto davanti a sé e col petto in fuori. Ciao Nico, in bocca al lupo.