17/02/2014 08:51
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - La Roma c'è, ed è viva e vegeta. La squadra di Garcia dimostra di aver smaltito rapidamente le tossine del ko al San Paolo in coppa e torna al campionato con la testa giusta. Successo netto, senza piega, contro la buona Samp di Mihajolovic che può poco o nulla contro la qualità di questa Roma che butta tutto giù dal trespolo e resta salda al secondo posto in classifica a più quattro sul Napoli e a meno nove dalla Juve capolista ma sempre con una gara (quella col Parma interrotta per l'alluvione) da recuperare. Ma anche dieci punti avanti alla Fiorentina che viaggia quarta in classifica. Per i giallorossi quindicesima partita (su ventitrè) senza incassare gol. Insomma era il segnale che il tecnico francese aveva chiesto ai suoi dopo la delusione di Napoli per andare a giocare un finale di campionato in rincorsa con qualche piccolo vantaggio dovuto al fatto di non avere coppe: unica tre le prime e non poco a questo punto della stagione.
All'Olimpico si gioca in un silenzio surreale (poco più di diecimila spettatori), senza la spinta delle due curve lasciate fuori da una legge che nessuno vuole e che dimostra, ancora una volta, tutta l'incapacità della classe dirigenziale del calcio nazionale. Sembra una di quelle amichevole pre-campionato tra le montagne trentine ma anche senza le curve arrivano i cori che avevano portato a questa assurda punizione. Il «vesuvio lavali col fuoco» è divenuto ormai una sorta di grido di sfida contro il Palazzo che dovrà rivedere questa norma in grado di scontentare tutti e continua a far vittime. C'è un limite molto sottile tra lo sfottò, la goliardia e la descriminazione territoriale tanto cara ad Abete. Una cosa che c'è sempre stata e non ha mai fatto danni, ma che da qualche tempo sembra sia diventata una via crucis per il nostro campionato. Praticamente tutte e o quasi le squadre che hanno affrontato il Napoli sono state punite. E anche stavolta, quando i «riportini» avranno fatto il loro lavoro, la tifoseria della Roma rischia di pagar pegno: il prossimo passaggio potrebbe decretare la chiusura di tutto lo stadio.
I giallorossi devono rispondere sul campo ai due colpi battuti da Juve e Napoli nel pomeriggio. Garcia, gioca al risparmio e manda in panchina De Rossi: uno di quelli che fin qui le aveva giocate praticamente tutte. Senza Totti infortunato in attacco c'è Destro e per la terza maglia in attacco il francese stavolta sceglie Florenzi al posto di Ljajic. Il canovaccio della gara è scontato: si gioca praticamente a una porta con la squadra di Mihajlovic (fin qui aveva fatto benissimo) chiusa a riccio ma pronta a ripartire in contropiede. Ma per l'ennesima volta la Roma produce molte occasioni senza però riuscire a segnare (clamoroso il gol sbagliato da Strootman al 40') nonostante il cambio di modulo, quasi obbligato vista l'assenza di Totti, che costringe Garcia a mettere in campo un 4-2-3-1. Destro poi sembra frenato da una sorte di maledizione, sfiora il gol almeno in tre occasioni partite tutte dai piedi di un Pjanic in gran serata, ma poco prima di andare all'intervallo finalmente si sblocca. Angolo di Pjanic, Destro aspetta il pallone al centro dell'area e di testa lo infila dove Da Costa non può arrivare. È il gol che lancia la Roma e cambia radicalmente la gara, perché l'atteggiamento difensivo della Samp a questo punto della serata non ha più gran senso. Così le maglie della retroguardia si allargano e la Roma va a nozze: dilaga con la punizione di Pjanic che vale il 2-0 prima del gran gol di Destro che chiude i giochi. Stop da attaccante vero, girata sul suo uomo e staffilata sotto la traversa per il 3-0. Doppietta che mancava al bomber giallorosso dal dicembre del 2012 (era il 2 dicembre e proprio contro la sua ex Siena). Il resto è accademia, la Samp scompare col passare dei minuti e Garcia inzia a cambiare in vista della prossima sfida. Esordio stagionale per il giovane Romagnoli dentro per un Maicon zoppicante (il solito ginocchio sinistro: quello di Lulic), poi De Rossi che va a fare il centralle al posto dell'ammonito Benatia (dal quale rileva anche la fascia di capitano) e in fondo anche Bastos che regala a Destro la giusta standing ovation. La Roma c'è e sa ancora vincere.