16/02/2014 09:38
GASPORT (C. ZUCCHELLI) - Dopo Totti e De Rossi, lui. Sono bastati sette mesi a Mehdi Benatia per mettersi al braccio la fascia della Roma. Per decisione di Garcia, avallata dallo spogliatoio, l’ex Udinese è diventato il terzo capitano della squadra, il difensore che in campo si fa sentire con i compagni, ma soprattutto con gli avversari, e che a Trigoria prende la parola nelle situazioni che contano. Anche a Udine succedeva lo stesso, tanto che anni fa Pinzi disse: «Quando parla Benatia stiamo tutti zitti. Visto quanto è grosso ci conviene... ». Un leader naturale, il marocchino, esploso in giallorosso proprio un girone fa: un gol alla Sampdoria, il primo da romanista, in scivolata a Marassi dopo un’azione coast to coast mentre i compagni, su tutti Strootman, non si erano accorti del tiro e chiedevano all’arbitro di fischiare il fallo. «Questo è l’atteggiamento che voglio», spiegò Garcia a fine partita, sempre più innamorato di quel difensore centrale che la Roma aveva opzionato ben prima del suo arrivo.
La replica Dopo la strepitosa prestazione di Genova, per Benatia ne sono arrivate altre: si è ripetuto la settimana successiva col Bologna, ad esempio, è diventato uno dei migliori centrali della Serie A e ha attirato l’attenzione dei più grandi club d’Europa. Su tutti, il Manchester United. A lui Garcia chiede — ancora — di guidare quel reparto che nelle ultime settimane, derby a parte, ha ballato più del solito e Benatia ha già colto la sfida. Non fosse altro perché è uno che non perde mai la testa, come certificano le zero espulsioni in carriera, cosa di cui va fiero.
La nazionale Ed è orgoglioso pure del legame con il suo paese, il Marocco. Nelle scorse settimane qualcuno aveva ipotizzato che stesse pensando di chiedere il passaporto algerino, lui ha smentito (e la falsa notizia è costata il posto al giornalista), ma i rapporti con la federazione non sono idilliaci.
Solo la Roma? «Se mi dovessi accorgere che la Coppa d’Africa del prossimo anno sarà giocata in queste condizioni sono pronto a farmi da parte e a concentrarmi soltanto sulla Roma — ha detto a Radio Mars —. Non voglio farmi deridere dal calcio africano. In nazionale ci rispettiamo a vicenda tanto che nessuno vuole prendere il posto dell’altro. Io dico no a questa mentalità. I giocatori devono guadagnarsi il posto sul campo». Parole forti, parole da leader. Parole da Benatia.