10/02/2014 08:25
IL MESSAGGERO (G. DE BARI) - Magari gli esteti del calcio potranno anche storcere il naso, però la Lazio ha fatto il massimo. E c’è riuscita soltanto perché si è sacrificata con ammirevole abnegazione, applicandosi tanto in chiave tattica, al cospetto di un avversario che, sul piano tecnico, si è confermato superiore. L’idea di Reja era quella di bloccare i giallorossi sulle fasce, di non concedere spazio ai centrocampisti, con il pressing, e di raddoppiare sistematicamente su Gervinho, ritenuto l’elemento più pericoloso. E sperare in qualche veloce ripartenza. Ma, se la Lazio è stata presente nei suggerimenti dell’allenatore, la Roma ha fatto altrettanto nel disinnescare sul nascere i capovolgimenti di fronte di Keita e, soprattutto, di Candreva che, almeno nel primo tempo, è apparso il più intraprendente e incisivo.
Radu, che ha dovuto lavorare tantissimo per frenare l’incedere di Gervinho, si è avvalso del supporto di Dias sempre attento nel raddoppio della marcatura. Keita, invece, ha lasciato troppo spazio al brasiliano per le sue proverbiali discese. A centrocampo indovinata la scelta del friulano di posizionare Gonzalez sulle tracce del temuto Strootman, con l’uruguaiano pronto a braccarlo su ogni zolla di terreno. L’olandese non è mai arrivato al tiro e, molto spesso, non ha nemmeno avuto il tempo di ragionare nell’impostazione della manovra. Gonzalez ha corso tantissimo perché, oltre a dare tanto in fase di contenimento e nei recuperi, si è proposto in avanti, con l’unico tiro laziale di tutta la partita, prima di uscire sfinito. Non è stata felice, invece, la mossa di schierare Lulic mezzala, nell’intento di limitare Pjanic che ha avuto una solare occasione. Lulic, abituato a gestire territori diversi, non ha né i tempi, né la testa del centrocampista centrale. Reja ha rimediato nella ripresa quando l’ha dirottato a sinistra per contrastare Maicon e il brasiliano, dovendo preoccuparsi di essere attaccato alle spalle, è stato costretto a diminuire le iniziative, rimanendo più bloccato.
UN RITORNO DELUDENTE
Assolutamente fuori luogo si è rivelato l’innesto di Mauri per Keita in avvio di secondo tempo. Il giovane attaccante, infatti, pur soffrendo la pressione di giocare il primo derby, teneva sempre in apprensione la difesa giallorossa con la sua velocità. Mauri, al rientro dopo tanti mesi, è apparso arrugginito ed enucleato dal gioco: non ha garantito sostegno a Klose e neppure ai centrocampisti. Una scelta che ha fortemente penalizzato la squadra, chiamata a vivere una ripresa in costante affanno, come avesse un uomo in meno. Nell’ultimo quarto d’ora è apparsa l’ingiustificata la presenza dello stremato Candreva, che andava rimpiazzato con il terzo cambio: Anderson, per dare più spinta, o Cavanda, per avere più gamba. La buona prova difensiva dei biancocelesti è stata favorita anche dal ritardato ingresso di Destro, che comunque ha sprecato la palla del match.
SENZA PESO
La Roma, infatti, ha pagato la mancanza di un centravanti goleador che sfruttasse i numerosi palloni scodellati in area laziale. Con una punta del calibro di Higuain o Tevez l’incontro avrebbe avuto altro esito. L’attento e assiduo controllo di Biava su Totti ha costretto il capitano giallorosso a battere impervi tratturi per cercare spazi. E così, dopo un paio di belle conclusioni finite fuori, Totti ha dovuto allargarsi a destra, allontanandosi dalla porta e favorendo il raddoppio di Radu. Garcia, che esitato troppo in qualche sostituzione, ha visto giusto con Bastos in grado di conferire vivacità, specialmente quando si è spostato a sinistra.