18/02/2014 09:07
IL TEMPO (A. SERAFINI) - All'interno del fortino costruito da Rudi Garcia, il gruppo romanista si compatta, spinto dalla convinzione di poter rimanere aggrappati alla corsa forsennata della Juventus capolista. Nonostante la cocente battuta d'arresto registrata nell'eliminazione dalla Coppa Italia, il messaggio inviato dopo la vittoria schiacciante dell'Olimpico con la Sampdoria non lascia spazio alle interpretazioni. Un concetto espresso chiaramente anche ieri da Alessandro Florenzi a margine dell'inaugurazione della mostra «Roma ti amo» a Testaccio: «Lo scudetto? Sì, perché no», ha risposto in tono deciso il centrocampista giallorosso a chi gli chiedeva se fosse ancora possibile insidiare il momentaneo primato bianconero. «Una grande squadra rimane unita e compatta soprattutto nei momenti difficili - ha proseguito Florenzi - rispondendo sul campo alle critiche che hanno dato fastidio, ma che abbiamo tenuto per noi. D'altronde ci era già successo e come al solito ne siamo usciti come sempre rispondendo sul campo».
Il nervosismo della Juventus mostrato da Antonio Conte nelle ultime ore non può certo bastare per pensare che la strada in discesa, ma nessuno all'interno di Trigoria ha intenzione di lasciarsi scappare un eventuale passo falso della prima in classifica. Ne è convinto anche Morgan De Sanctis, che nella mattinata di ieri ha espresso una convinzione largamente diffusa all'interno dello spogliatoio: «Dobbiamo vincere tutte le partite e ci proveremo, la vittoria contro la Sampdoria è fondamentale soprattutto per la classifica e per mandare un messaggio alle altre squadre di rimanere a restare calme dopo la nostra eliminazione della coppa Italia. Bisogna costantemente dare continuità alla classifica perché la Juventus non si ferma mai e il Napoli ha ripreso la corsa».
La protezione del gruppo è sacra, così come quella verso il proprio allenatore: «Versare eccessive critiche contro Garcia non lo ritengo giusto, ha fatto bene il mister a tutelare la squadra. Questo è un aspetto negativo del calcio italiano nel quale chi non è abituato a starci dentro non si rende conto di quali siano le pressioni del nostro ambiente. Però sono assolutamente convinto che il mister questa cosa qui l'abbia capita». L'argomento poi si sposta sulla questione delle curve chiuse e la susseguente discussione della norma sulla discriminazione territoriale. E De Sanctis non è proprio il tipo che si tira indietro: «Siamo di fronte ad un anomalia che non mi permetto di giudicare, però è evidente che bisognerà fare qualcosa affinché le curve non siano più chiuse. Purtroppo ci sono delle minoranze che penalizzano tutti. Però se sappiamo che il gesto di uno penalizza tutti bisognerebbe avere la responsabilità di smetterla con queste manifestazioni». Più chiaro di così.