06/02/2014 10:08
IL ROMANISTA (D. GALLI) - È successo quello che doveva succedere, quello che sapevano tutti che sarebbe successo. È successo che la tifoseria romanista ha cantato la stessa cosa che canta quando si gioca col Napoli: «Lavali, lavali, lavali col fuoco, o Vesuvio lavali col fuoco». Coro vecchio come il cucco, vecchio come il calcio, vecchio, ordinario. Un coro che però viene bollato adesso come discriminazione territoriale e che potrebbe costare - la decisione del Giudice Sportivo sarà resa nota oggi - la squalifica della Curva Sud per il derby e della Nord per Roma-Samp, il 16 febbraio.
Facciamo immediatamente un paio di premesse fondamentali per evitare sincopi. Primo, tutto dipenderà da quello che avranno scritto gli uomini della Procura Federale. Secondo, nell’ipotesi più drastica la Roma farà sicuramente ricorso d’urgenza al fine di bloccare l’esecutività della squalifica. Questo potrebbe consentire al Palazzo di far disputare il derby con la presenza della Sud. Senza entrare nel merito del coro, senza voler ripetere che solo in Italia viene punita una forma di discriminazione - quella territoriale - che non è mai stata vera discriminazione, che per l’Uefa non è discriminazione, senza volersi riaddentrare in una polemica mai davvero superata, contano i fatti. Perché le opinioni sono altre.
Per la Sud - ieri la Curva ha "parlato" con uno striscione - è vera discriminazione territoriale «la vendita dei biglietti vietata ai residenti della Regione Lazio». Quello, nient’altro. Per gli organi della giustizia sportiva invece no. Per quel coro potrebbero essere chiuse le Curve responsabili dei cori. Ma in Coppitalia o in campionato? Risposta: in campionato. Subito? Sì. Il Codice di Giustizia Sportiva prevede infatti che l’afflittività della sanzione inerente alla squalifica del campo ricada sulla seconda partita casalinga «successiva alla data di pubblicazione del comunicato ufficiale».
Attenzione, del campo. Quella del o dei settori scatta immediatamente per la Sud: non con la Samp, ma al derby, anche se si tratta di Lazio-Roma. Discorso diverso per la Nord, per la quale la prima partita "utile" non sarà chiaramente con la Lazio domenica, ma il 16 febbraio, appunto con la Samp. La Roma avrebbe rischiato addirittura la squalifica di tutto lo stadio se nella sentenza interlocutoria della Corte Federale dello scorso 20 dicembre non fosse stata prevista la sospensione «dell’esecutività della sanzione inflitta dal Giudice Sportivo». Spieghiamo meglio. Il 16 dicembre si gioca Milan-Roma. I romanisti cantano «milanisti carabinieri», ma qualcuno riporta altro sul referto spedito al Giudice Sportivo. Quel coro diventa «milanisti squadra di neri».
Scatta la curiosa chiusura della Sud (i tifosi nel settore ospiti, in maggioranza, non erano nemmeno abbonati), effetto della prima sanzione per discriminazione territoriale. La Roma ricorre subito e la Corte Federale, con molto buon senso, finge di prendere tempo, archiviando in realtà la punizione (obbligata, perché il Codice parla chiaro, ed è il Codice che andrebbe riformato) disposta dal Giudice. Non solo. «Nelle more», si legge testualmente sul comunicato ufficiale, la Corte «sospende l’esecutività della sanzione inflitta dal Giudice Sportivo». Per intenderci, se così non fosse stato la Roma sarebbe potuta andare incontro, adesso, alla recidiva. Seconda sanzione, dunque squalifica dell’Olimpico. Riepiloghiamo. Lo scenario più probabile è la squalifica delle Curve. Caos, altre discussioni, la Roma ricorre d’urgenza e la Corte Federale salva in corner il derby di Roma, sospendendo il provvedimento del Giudice. Questo è lo scenario più probabile.