09/02/2014 10:37
IL TEMPO (G. GIUBILO) - Derby, parola unica. Quella che mette in secondo piano la classifica, per crudele o eloquente che possa sembrare. Che livella valori considerati impari, a torto o a ragione. Che manda a braccetto soltanto l’intensità delle opposte legioni del tifo.Soltanto Zeman, che la stracittadina dell’Urbe ha vissuto su entrambe le panchine, la definiva «una partita come le altre», forse soltanto una provocazione per ribadire l’estraneità del boemo a qualsiasi tentazione di luogo comune, lui che viveva l’opposizione come regola di vita, e che alla fine avrebbe pagato carissimo questo atteggiamento, l’uomo solo contro tutti nella breve esperienza romanista dello scorso campionato. Ma se gli scudieri si chiamavano Goicoechea o Tachtsidis, era facile intuire come il destino fosse segnato.
Dopo un finale di campionato puramente di transizione, ecco dal Nord della Francia scendere uno stratega che avrebbe rivoltato come un calzino il planetario giallorosso. Qualcosa di simile si era verificato, ma con premesse di segno opposto, al timone della Lazio, dove Vlado Petkovic si era guadagnato molti consensi con una stagione segnata da risultati più che accettabili in relazione alle ambizioni della vigilia. Poi la tentazione svizzera ha indotto il tecnico a denunciare il suo scontento per la scarsa voglia di investimenti da parte della società virtualmente segnando un inevitabile distacco. Anche sulla sponda laziale del Tevere si è verificata una sorta di rivoluzione totale, con il ritorno dell’uomo della salvezza incredibile, Edy Reja, che si era guadagnato il diritto a una riconoscenza più che meritata e invece era stato messo da parte senza un minimo di eleganza.
Per una volta tanto, il derby di Roma si gioca nel segno del confronto tra due panchine che riscuotono totale fiducia da parte dei rispettivi sostenitori. Due gentiluomini, per altro, incapaci di stemperare le tensioni della vigilia: battute poco eleganti del laziale, replica fin troppo piccata del rivale. Le mosse sulla scacchiera e lo studio delle contromosse più abili, è uno dei temi principali della sfida, ma certamente non il solo. Conterà molto, al solito, la capacità di gestire, da parte degli interpreti, una tensione perfino paradossale, come se fosse in ballo un primato o un posto nell’Europa nobile, perché qui il derby ha i connotati di una guerra, ben oltre quello che la civiltà dovrebbe pretendere da un evento agonistico.
E allarma, logicamente, l’attenzione dedicata ai problemi dell’ordine pubblico e della sicurezza, una sorta di mobilitazione generale delle forze di polizia, come si dovesse fronteggiare uno stadio d’assedio o magari una rivolta popolare. Difficile chiedere che si possa fare pace non tanto con i rivali, quanto con il proprio cervello, tra le due schiere volano accenti astiosi, meschinità, volgarità, voglia di offendere fanno pensare con profonda nostaglia ai tempi in cui, allo stadio, i tifosi laziali e romanisti vivevano le ore d’attesa fianco a fianco. Non si scambiavano insulti, si condividevano gli sfilatini con la frittata, al massimo si sanciva qualche scherzosa scommessa.
Purtroppo l’atmosfera che si vive a Roma non è diversa da quella di altre metropoli, le bande degli ultras tengono in ostaggio quella che era la domenica della brava gente. Adesso nel giorno di festa giocano in pochi, la brava gente è sparita, sopraffatta dalla prepotenza dei teppisti. Altra nota dolente, la romanità, spesso accade che sua tutt’altro che un valore aggiunto. Basterebbe ricordare i nervi tesi di Giannini, anche un rigore fallito, ma in tempi più recenti Totti e De Rossi hanno alternato grandi numeri, soprattutto le giocate sontuose del capitano, ad atteggiamenti autolesionistici, stavolta alla schiera si aggiungerà Florenzi, dall’altra parte Candreva, che però non era nato laziale e dunque può gestire meglio le sensazioni.
Molte considerazioni si potrebbero spendere sugli aspetti tecnici, la Roma ha dimostrato finora di avere risorse straordinarie, come testimonia il suo cammino, ma la Lazio si affiderà alla solidità del suo impianto tattico, ritrovato dopo il cambio della guardia in panchina. Innegabile che, come tutte le sfide che corrono sul filo dell’equilibrio, sono alte le possibilità che a decidere possano essere gli episodi, ma soprattutto i colpi di genio individuali, che sono nelle corde di tanti protagonisti. Buon divertimento