L'ultimo anno di Braschi

28/02/2014 19:24

BLOG.GUERINSPORTIVO.IT - Il designatore degli arbitri all’ultimo anno di mandato è il designatore più pericoloso, quello che nella migliore delle ipotesi è esposto ad ogni tipo di sospetti e di polemiche. Stefano Braschi, al quarto anno ed ultimo anno di mandato, è esattamente in questa situazione con l’aggravante di essere stato ai suoi tempi un arbitro spesso nell’occhio del ciclone prima di riciclarsi come dirigente di società ( del Siena, ai tempi in cui il la società toscana era una provincia dell’impero moggiano) e poi appunto come dirigente della classe arbitrale. Di più: non essendo buoni i suoi rapporti con il presidente dell’AIA Marcello Nicchi, è probabile che a giugno Braschi per rimanere nel calcio debba cercare lavoro presso un club. Insomma, la classica situazione dell’allenatore con il contratto in scadenza e delegittimato dal presidente che ha già annunciato che non gli verrà rinnovato, al di là dei nome dei successori (il più mediatico Rosetti, i più ‘osservanti’ Farina e Messina, oppure qualche carta al momento coperta). Inutile esibirsi in moviole o in riedizioni della mitica classifica alla moviola di Maurizio Mosca, il problema arbitrale del calcio italiano non risiede certo in un rigore dato o non dato ma nell’atteggiamento costantemente arrogante nei confronti di alcuni club e costantemente appecoronato nei confronti di altri. Quasi superfluo osservare che la vittima del momento è la , con Montella messo nel mirino da Braschi e la presenza ad ogni partita di qualche ‘colpo’ di quelli ben assestati, per far saltare i nervi. Il caso Borja Valero- e il caos post Parma- sarebbero già quasi nel dimenticatoio giornalistico se non fosse che Braschi ha premiato con la designazione (come addizionale) per Milan-. Secondo Paolo Casarin, che lo ha anche scritto sul Corriere della Sera, il problema è che Braschi ha scelto di avere a disposizione un gruppo troppo limitato di arbitri, 21 elementi, con la conseguenza che anche dopo polemiche furiose è costretto a ripresentare le stesse facce passando per provocatore. Secondo noi il peccato originale è che l’AIA non sia sotto il diretto controllo della Lega, cioè dell’associazione di cui fanno parte in maniera formalmente paritaria i beneficiati e i danneggiati del sistema. Lì il voto del Chievo è importante come quello della o del Milan, mentre con l’assetto attuale l’irresponsabilità da satellite FIGC sembra fatta apposta per sopire sul nascere ogni forma di dissenso.