21/02/2014 08:38
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Lo champagne è rimasto in frigo. Pjanic e la Roma stavano per stapparlo a cavallo dell’ultimo Capodanno per celebrare la firma sul rinnovo di contratto. Poi qualcosa sembra esserci inceppato e la penna è rimasta nel cassetto. Accanto al frigo.
L’accordo, a grandi linee, è stato trovato: prolungamento fino al 2019 e stipendio che balza dai 4.5 lordi di oggi a oltre 6 più premi. Pjanic si metterebbe quindi in tasca circa 3.2 milioni netti e la società potrebbe gestire con più forza le eventuali trattative per cederlo. Sì, perché la firma del bosniaco non garantisce la sua permanenza nella prossima stagione. Ma questa è un’altra storia.
Intanto la Roma ha fretta (più del giocatore e del suo entourage) di firmare il contratto. Mentre il padre, piuttosto «agguerrito», e il procuratore tengono aperti i contatti con altri club (Psg su tutti), il centrocampista ha chiesto ai dirigenti di aspettare l’arrivo di Pallotta a Trigoria. Lo stesso che ha avuto un ruolo importante la scorsa estate, quando la Roma è stata vicina a cedere Pjanic all’Atletico Madrid. Dopo aver ascoltato il parere di Garcia, durante la cena della squadra a Boston nel suo ristorante il presidente ha preso da parte Miralem e gli ha ribadito la piena fiducia. «Ti considero un giocatore fondamentale per noi», le parole di «Jim», che hanno aiutato il bosniaco a tranquillizzarsi e ripartire.
Adesso, forse, ha bisogno di sentirsi ripetere certe cose, ecco perché vuole parlare di nuovo con Pallotta prima di prendere la penna in mano. Il «boss» è già intervenuto di nuovo, garantendo alla società la necessaria copertura economica per il prolungamento. A quanto pare non basta.
Potrebbe trattarsi anche di una mossa «tattica» del giocatore per prendere altro tempo. Ma ormai il bivio si avvicina: senza rinnovo, la Roma sarà costretta ad aprire un’asta: oltre al Psg c’è il Manchester United e potrebbero rispuntare Barça e Atletico. Sempre che il ragazzo non decida di restare giallorosso fino alla naturale scadenza dell’attuale contratto a giugno 2015. Un’eventualità che a Trigoria continuano a scartare. Anche se i dirigenti sono preparati a tutto. Anche a dover respingere, se sarà possibile, diversi attacchi dai grandi club su altri obiettivi: gente come Benatia e Strootman sarà inevitabilmente tentata da offerte milionarie la prossima estate.
Parola a Pallotta, dunque, che era atteso a inizio mese ma ha dovuto rinviare il suo blitz romano a una data non ancora fissata. Il presidente vuole tornare con il progetto e il business plan definitivi dello stadio in mano e portarli in Campidoglio per il lancio ufficiale.
Ci vorrà un altro mesetto probabilmente, il tempo necessario per chiudere gli accordi sulla copertura finanziaria della maxi-opera. La Roma dovrà accollarsi anche i costi delle opere di urbanizzazione (strade, trasporti etc.) e sta definendo il piano con l’advisor Goldman Sachs. La Parsitalia di Parnasi e il Comune sono pronti, manca solo l’ok da Boston. Marino aspetta. Insieme a Pjanic.