08/03/2014 09:53
IL ROMANISTA (G. SANZOTTA) - In questi giorni tanti tifosi romanisti sarebbero ben lieti se domani sera a Napoli uscisse un pareggio. Parliamoci chiaro, sarebbe un ulteriore rafforzamento del secondo posto e viste le aspettative alla vigilia del campionato, un risultato insperato. Ma la vedete la Roma di Garcia scendere a Napoli per fare una partita difensiva? Se abbiamo quel vantaggio sulla squadra di Benitez una ragione ci sarà. Non sarà che siamo più forti? E allora perché non cercare una vendetta per quella notte che ci ha visti uscire dalla Coppa Italia tra i gesti di giubilo esagerati di Maradona? Non so se domani sera sarà in tribuna, non so se ci sarà con Sorrentino, ma stavolta dobbiamo essere noi gli autori della grande bellezza. Peccato che di tifosi romanisti ce ne saranno pochi, peccato che tutto è fatto per scoraggiare i romanisti ad intraprendere il viaggio anche per quelle assurde minacce alla società in caso di incidenti. Eppure i romanisti possono pure lanciare qualche sfottò e innocuo incitamento al Vesuvio, i petardi contro tutto ciò che è giallorosso li lanciano gli altri. E possono fare molto più male di una canzoncina. Ma non dobbiamo nemmeno lasciarci andare alla solita lamentazione.
È vero, ci sono state decisioni arbitrali, le assurde norme sulla discriminazione territoriale che ci hanno danneggiato, ma quella rassegnazione di chi pensa sia tutto scritto, di chi pensa che noi a Roma non riusciremo mai a vincere, a sconfiggere il potere di chi odia più che la Roma proprio la Capitale, va sconfitta. Così come sento quella rassegnazione di chi, come fosse una maledizione, ritiene che la squadra venga meno nei momenti cruciali. È una lamentazione da archiviare in fretta. Se ricordiamo il nostro agosto il miracolo è stato fatto. Fare qualche pareggio è nelle cose. Non vincono tutte le gare nemmeno le squadre degli sceicchi che pure comprano tutto il meglio che il mercato calcistico internazionale può offrire. Quindi, va bene così. Nessun dramma se non abbiamo battuto una modesta Inter.Se abbiamo lasciato due punti con una modestissima Lazio. Il Napoli ha fatto di peggio a Livorno. La stessa Juventus, che pure marcia a ritmi da record, ha vinto con l’Udinese con un colpo di fortuna, ha battuto il Milan approfittando degli errori dei rossoneri, ha sconfitto il Torino grazie a qualche aiutino arbitrale.
Tutto questo ci deve rendere orgogliosi del nostro campionato. L’orgoglio che ci deve portare a Napoli a giocarci la nostra gara senza timori. Sicuri che anche il Napoli ha paura di noi, perché una loro sconfitta creerebbe qualche crepa nell’autostima di una compagine che era partita convinta di potersi giocare lo scudetto. Per noi la Juventus è lontana, per loro è irraggiungibile. Così noi andiamo per fare la nostra gara, conl’esperienza maturata nel ritorno di Coppa per evitare gli stessi errori. Dobbiamo fare la nostra gara anche perché nel calcio tutto è possibile. È vero che credere oggi nello scudetto potrebbe apparire velleitario, ma abbiamo il dovere, prima di tutto nei confronti di noi stessi di non mollare. Noi il nostro dovere dobbiamo farlo poi si vedrà. Ecco perché a Napoli potremo difendere questo secondo posto pensando al primo. Poi se Montella riuscisse a farci un altro regalino, a maggior ragione, dovremo farci trovare pronti. Anche perché questa Juventus non sempre si è dimostrata una macchina da guerra invincibile. Che mostri segni di stanchezza è innegabile. Che questo significhi che il campionato resti ancora incerto è un altro discorso. Comunque per noi questo campionato rappresenta le fondamenta di un processo di costruzione di una società e di una squadra che più delle altre concorrenti può avere un vero respiro internazionale. C’è un marchio da valorizzare, uno stadio da costruire e una squadra da rafforzare.
Vedendo l’altra sera la Spagna giocherellare con un’Italia che poteva schierare antichi allori e non undici uomini competitivi, ci siamo resi conto di quanto siamo lontani dalle eccellenze internazionali. Di quanta strada dobbiamo fare per tornare ad essere competitivi. La strada intrapresa dalla Roma è quella giusta. L’altra è quella aleatoria di chi aspetta che arrivi uno sceicco spendaccione. Ma tra la speranza di una vincita al superenalotto e il lavoro programmato per trovare risorse e ottenere successi graduali, io scelgo la seconda. È la più lunga , ma è la sola che può dare risultati. Così, visto che già si parla di calciomercato, non mi aspetto colpi clamorosi, ma inserimenti mirati che ci facciano crescere ancora. Ci sono quei giovani talenti mandati a farsi le ossa in tutta Italia, ci saranno nuovi inserimenti, l’importante è costruire una squadra che abbia, oltre al presente, un avvenire. Per questo dobbiamo avere fiducia, recuperare il gap con le altre squadre europee deve essere un obiettivo. Quasi un impegno per una rinascita italiana che deve riguardare temi drammaticamente caldi come lo sviluppo e il lavoro, ma anche lo sport. Vincere una Champions non è solo il sogno di Conte e Agnelli. È anche quello di noi romanisti. Deve esserlo. Ci siamo arrivati a un soffio una volta, adesso vogliamo riprovarci: partendo da Napoli, dalle gare che restano in questo campionato. Dobbiamo abituarci ad avere sogni ambiziosi che non tramontano con una giornata storta. Sogni che debbono vincere anni di rassegnazione e di sfiducia. Con questa fiducia solo pochi eroici tifosi saranno domani al fianco degli uomini di Garcia. Ma sia loro che quanti scenderanno in campo rappresenteranno una intera tifoseria e la speranza di una città. Non di una metropoli qualsiasi, ma di Roma.