Abete: «Prandelli è super. E la Serie A freni l’ondata straniera»

26/03/2014 11:27

GASPORT (F. LICARI) - Stiamo diventando come l’Inghilterra. Quand’era c.t. Fabio Capello doveva dannarsi per avere una lista decente di convocati: in Premier circa il 60% delle rose era «straniero». Negli ultimi anni quella percentuale è rimasta stabile, idem in Spagna e Francia, mentre la virtuosa Germania è addirittura migliorata. Invece è l’Italia che va in controtendenza. Dalla surreale Astana – capitale del Kazakistan dall’architettura molto postmoderna e dalla democrazia molto discutibile, sede del Congresso Uefa 2014 – il presidente Giancarlo Abete lancia l’allarme all’indomani del rinnovo contrattuale di Cesare Prandelli.

Qual è il dato preoccupante?

«Sei-sette anni fa il minutaggio dei non selezionabili di Serie A si aggirava sul 26%. Nell’ultimo campionato abbiamo superato il 50%. E i dati aggiornati al torneo in corso sono oltre il 53%: percentuale raddoppiata. Tra i 5 grandi d’Europa siamo l’unico in crescita: da ultimi a secondi».

L’ultima vinta dall’Inter non aveva italiani in campo (escluso Materazzi nel recupero)…

«E poi c’è il Sassuolo molto italiano. Se prendiamo tutta la A, la media di selezionabili per squadra è 5,10 giocatori su 11. Considerando le prime non si arriva a 4. Prandelli deve allargare la sua ricerca ai club non al top. È un allarme, sì».

Trattati e regolamenti non danno scampo: federazioni e Leghe potrebbero stipulare un patto per il bene comune…

«Difficile, almeno finché giocando con tanti stranieri hai risultati sportivi e finanziari. Il giorno in cui anche i club dovessero accorgersi che troppi stranieri non portano risultati brillanti… ».

Dicono che comprare all’estero costa meno.

«Il mercato è più ampio e con diverse realtà economiche. Non dimentichiamo che in Spagna e Francia è più facile acquistare la cittadinanza. Però mi chiedo: perché il dato cresce solo da noi?».

Soluzioni?

«Invitare le società a investire e a lavorare di più sui giovani. Come federazione stiamo facendo il possibile, organizzando stage e moltiplicando gli impegni fino all’Under 15».

Sembrava che Prandelli avrebbe lasciato.

«Lo dicevano i giornali. La Figc è stata sempre contenta della qualità del gioco, del lavoro e dei risultati: 2° all’Europeo, 3° in Confederations, qualificato al Mondiale, oltretutto in un momento così difficile. Manca solo la firma, ma è tutto fatto. Per affrontare i problemi strutturali occorrono risposte lucide, programmazione, lavoro su rose ampie. La continuazione del rapporto non è legata al Brasile».

Nel futuro dell’Italia c’è la finale di 2016 e l’Euro 2020.

«Tra maggio e settembre l’Uefa deciderà. L’idea è Milano per la e Roma sede dell’Europeo itinerante. Due obiettivi alla portata, anche se, soprattutto per Milano, occorre completare i lavori richiesti».

Si parlerà mai di moviola?

«Violenza, razzismo, scommesse, stadi e qualità tecnica sono argomenti più urgenti. Fifa, Uefa e Board sono compatti e proprio in queste ore la Germania ha detto no all’introduzione della tecnologia sui gol fantasma: i club, non la federazione, hanno giudicato troppo costoso investire 500mila euro per stadio. La moviola alimenta giustamente il dibattito: purtroppo vedo che spesso risolve alcune situazioni ma amplia la lettura di altre. Non mi pare che, coi 5 arbitri, ci siano più stati gol fantasma».

Sia sincero: depresso dopo aver visto Real-?

«E perché? Polemiche arbitrali durante e dopo, come da noi…».