La forza mediatica di Garcia carica la squadra

23/03/2014 11:40

CORSPORT (G. DOTTO) - Da romanista con un minimo di memoria, Chievo in quanto Verona evoca pandori natalizi e cataclismi meteo, neve, nebbia, fango e pioggia. Stavolta è acqua. Molta acqua. L’ultima volta, Zeman in panchina, zero punti e un incubo invisibile ma non per questo meno doloroso. Palla a terra e testa alta, e dietro, la Base Incantata, e il sempre più stupefacente Taddei a sgomitare nella mischia e a dettare sentieri luminosi (inventarlo regista, una genialata di ), la Roma trova subito le sue certezze. A quelle di sempre, se ne aggiunge una non prevista. Si chiama Cesar e se ti chiami così, anche se hai la maglia sbagliata, fai il tuo dovere da romanista inconscio, regali palla e gol a Gervinho, che ha quei due secondi di troppo per pensare e quindi sbagliare, ma stavolta non sbaglia. L’imbucata del proteiforme Taddei per chiude il match che ci voleva, finalmente senza patemi e senza agguati della sorte, dopo lo stress veramente malvagio e spesso gratuito del lunedì prima con l’Udinese.
Era interessante vedere che Roma sarebbe stata dopo l’azzardo di . L’andaluso ha un orecchio assoluto, molto interessante, sa cogliere sempre quanto gli ronza intorno, l’udibile e l’inudibile, il percebile e l’occulto. E sa trovare le parole giuste. Fu così quando bussò senza mezzi termini le natiche dei “cattivi tifosi” a Brunico, poi quando mise la chiesa al centro del villaggio e venerdì in conferenza stampa, quando ha mostrato i muscoli. “Il secondo posto sarà nostro”, detto così senza perifrasi o timidezze, è un volersi dichiarare grandi agli occhi del mondo quando è il momento di farlo, con tutte le responsabilità e i rischi del caso, uno sputtanamento notevole. Dichiarare spudoratamente l’obiettivo, la certezza di non mancarlo, è spedire un messaggio chiaro alla propria banda: credo nella vostra forza, la mia fiducia in voi è totale. Meglio di qualunque doping. (...)
A proposito d’ipocrisia zero e sincerità totale, bello e spettacolare a suo modo anche lo scazzo udibile e percepibile tra e , testimonianza fin troppo forte di quanta esuberanza di personalità ci sia in questa Roma, se paragonata a quella mammoletta degli anni passati. saprà certo trasformare, se già non l’ha fatto, il potenziale sangue dello scontro tra le due magnifiche belvacce nel vino di una bicchierata di pace o quanto meno di tregua. A voler spaccare il capello in quattro, qualcosa si può spulciare in tanto ben di Dio. Dopo un tempo di controllo assoluto, l’uscita di ha riportato un problema che sembrava superato di deficit di personalità. Doveva essere a prendere il centro della scena (per quelli, non io, che sostengono sia la presenza di Francesco a oscurarlo), ma così non è stato. Troppo pallido anche stavolta il principino, sempre in bilico tra l’evanescenza e la giocata da ovazione. (...)
(...) Insisto e chiudo con Taddei. Il sentirlo dire a fine partita, una grande partita: “Voglio restare alla Roma solo se non sarò un peso”, è una delle più belle cose mai udite da un calciatore dello star system.