05/03/2014 09:31
LIBERO (F. GIORDANO) - Questa volta non ce lo chiede l’Europa - o meglio l’Uefa -, ma il calcio italiano è pronto a rinnovarsi. Società solide, rose ridotte, liberalizzazione degli agenti: questi i capisaldi del fair play finanziario all’italiana. «Lavoriamo con la Federcalcio per arrivare in modo progressivo a una maggiore convergenza con le regole europee»,spiega il presidente della Lega di A Maurizio Beretta. L’imperativo è creare un sistema calcio sano e di conseguenza competitivo, necessario per poter rimanere nella stanza dei bottoni del calcio europeo. Ecco le proposte allo studio della Lega.
C’è già un’intesa sul tetto delle rose: non più di 25 giocatori per squadra, ma con un numero illimitato di Under 21, per permettere ai giovani di crescere e affermarsi in prima squadra. Un meccanismo, già noto per le liste Uefa e in Premier League, che potrebbe vedere la luce già dal prossimo anno. Più ambizioso il traguardo del pareggio di bilancio per le società. Sono appena nove le squadre di serie A che nell’ultimo anno hanno realizzato utili (seppur minimi per la maggior parte), a fronte di passivi corposi di altre società (è il caso di Roma e Inter). Ci vorrà del tempo prima che l’obbligo dei bilanci in ordine diventi realtà: del resto, anche il fair play finanziario voluto da Platini permette un deficit massimo di 45 milioni di euro nel primo triennio di osservazione.
Capitolo mercato. Rimarranno le comproprietà (istituto esistente solo in Italia), nonostante l’opposizione di Juve, Milan, Roma, Napoli e Lazio. Novità sul fronte agenti: si studia una vera e propria deregulation, che sostituirebbe la vecchia figura dell’agente con quella più flessibile dell’intermediario. Società e calciatori sarebbero liberi di accordarsi a loro piacimento con intermediari registrati ma non più iscritti in appositi albi, i quali dalla loro potrebbero lavorare senza problemi per entrambe le parti.
Infine, la Lega provvederà a fissare la capienza minima degli stadi a 20.000 posti (con deroghe fino a 16.000): in A, ad ora, sarebbe fuori da questo parametro il Cagliari. La missione è muoversi con anticipo per salvare la credibilità e la sostenibilità del nostro calcio, prima che siano organi esterni a decidere per noi. La strada opposta a quella intrapresa dalla politica, che dopo anni di sperperi e gestioni poco felici ha dovuto pagare un prezzo altissimo di lacrime e sangue per poter rientrare nelle norme imposte dall’Unione Europea, mediante politiche di austerity che deprimono il mercato e l’eco - nomia del Paese.