27/03/2014 10:15
LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Lo stadio è solo l'ultimo tassello. O il primo, dipende dai punti di vista. Di certo la presentazione in Campidoglio della nuova arena giallorossa davanti al mondo sportivo italiano, è la rappresentazione - per ora solo virtuale, ma la fiducia non manca - di un'idea. La Roma tra le regine d'Europa: un ritornello ripetuto per anni da Mr. Pallotta e soci. Anni in cui l'andamento disarmante della squadra e più di una scelta decisamente naif avevano trasformato i propositi di grandezza in un volano per fin troppo facili ironie.
Ma qualcosa è cambiato: un'estate da regina del mercato, tra cessioni illustri e acquisti ambiziosi, un campionato in scia alla super Juve di Conte, l'imminente ritorno in Champions League, forse dalla porta principale. E ora la presentazione al mondo, alla città di Roma, del progetto di uno stadio giallorosso: il manifesto della grandeur romanista a cui punta l'amministrazione a stelle e strisce del club, cui farà da megafono la ribalta europea della prossima stagione, che riporterà la Roma nel calcio che conta.
Il presidente Pallotta e il sindaco Marino sperano di inaugurare il nuovo Colosseo romanista - 52mila posti da estendere in particolari occasioni fino a 60mila, tecnologia avanzatissima, interattività che consentirà di ordinare magliette e cibo seduti al proprio posto, eco-sostenibilità, palchi premium e una curva modello "muro" - nella stagione 2016-2017. Ambizioso, folle persino, se rapportato ai tempi biblici della burocrazia italiana. Eppure il piano presentato dal presidente americano del club in un'affollatissima aula del Campidoglio è un progetto concreto: investimenti per un miliardo di euro, di cui 300 milioni solo per la struttura dell'impianto sportivo, interamente finanziato da privati.
Non un solo euro dall'amministrazione comunale: a coprire le spese enormi saranno sponsor come Nike, prossimo fornitore tecnico della squadra che nell'area avrà un suo megastore arricchito da un maxi schermo per guardare le partite anche senza accedere allo stadio, ma anche fondi d'investimento, private equity, prestiti bancari, con il colosso Usa Goldman Sachs a garantire la struttura finanziaria di tutta l'operazione. Compresi i costi per le infrastrutture: il sindaco ha tenuto a puntualizzare che «non si aprirà lo stadio se non saranno completate», in modo da garantire i collegamenti con l'area, quella dell'ippodromo del film “Febbre da Cavallo”, a Tor di Valle. Per la Roma, il gioco vale la candela.
Uno stadio garantisce la diversificazione dei ricavi, nuovi margini operativi, nuovi flussi di cassa: la Roma inizierà a raccoglierne i frutti economici soltanto una volta coperti i costi per la realizzazione, come già capitato a club come Arsenal e Bayern. I tedeschi sui fatturati dell'Allianz Arena hanno costruito le basi per mettere insieme la squadra più forte del mondo. A Trigoria l'obiettivo è, se non ricalcare il percorso del club di Monaco, nobile e già ricchissimo, almeno doppiare le concorrenti italiane ancora prigioniere di bilanci sanguinosi.
La Roma il suo ha iniziato a ristrutturarlo da tempo, punta al pareggio nel 2015, intanto programma il futuro: giovani interessanti per quello sportivo, partnership con i maggiori marchi internazionali per l'avvenire delle proprie finanze. Disney il primo ad aderire, seguito a ruota da Nike. Altri arriveranno, attingendo ai colossi del settore delle tecnologie, del turismo, della comunicazione. Partner privilegiati, inevitabilmente, anche dello stadio, cui uno di questi marchi darà il nome sostituendosi al non proprio originalissimo "Stadio della Roma" usato per la presentazione in Campidoglio. L'ultimo salto in alto dopo quello tecnico di quest'anno. La prossima estate, con il possibile rinnovo del tecnico Rudi Garcia a cui Pallotta ha già iniziato a lavorare, e qualche colpo mirato sul mercato, dovrà consentire di lottare concretamente per il vertice in campionato fin dalla prossima stagione.