16/04/2014 11:28
IL ROMANISTA (P. A. COLETTI) - Quattrocentocinquantadue volte Daniele De Rossi. Storia di un amore infinito. Il numero 16 contro l’Atalanta ha giocato la sua partita numero 452 con la maglia giallorossa superando un mito come Giacomo Losi. Quel "Core de Roma" che su De Rossi ha recentemente detto: «Se lo merita perché nel calcio di oggi restare fedeli a una squadra, così come a un amore, anche calcistico, non è facile». Non è stato facile per il centrocampista di Ostia che, per sua stessa ammissione, la scorsa estate stava per staccare il cordone ombelicale che ancora oggi lo lega indissolubilmente alla sua città e alla sua squadra.
Poi ci ha pensato Rudi Garcia e quella voglia di vincere e giocare per i propri colori. «Ci ho pensato e mi sono immaginato quello che sarebbe giocare all’estero - aveva detto De Rossi in un’intervista alla Fifa prima del Mondiale sudafricano -, ma la verità è che la Roma per me è tutto, è la mia vita. Non sento di poter essere felice lontano dalla mia città». Un cuore grande, un Core de Roma. Proprio come quel Giacomo Losi che nel libro di Tonino Cagnucci "Il mare di Roma" parlava così del suo «erede» De Rossi: «Sì, Daniele ce l’ha quella cosa che non si può dire... la vedi, la capisci ma è difficile da spiegare. È quella cosa che fa la differenza, che ti fa innamorare. Io ho un debole per lui da sempre, dalla prima volta che l’ho visto giocare. Per la voglia, l’attaccamento alla maglia, la tigna, il sentimento, lo sento il mio erede. Quando mi chiedono che caratteristiche deve avere un capitano della Roma, io rispondo: le sue. De Rossi ha tutto per diventare il più grande di tutti. Quando mi vede è sempre molto rispettoso, mi dice «Mister!». A fine maggio ci siamo incontrati alla consegna di un premio, io stavo con Eusebio, li ho presentati, poi mi ha abbracciato. Quando ci vediamo sembra me quando incontravo Masetti, Amadei, che mi veniva la pelle d’oca. Lui è così, ci tiene alla tradizione, alle cose della Roma. Lo vedi anche quando indossa la fascia da capitano. La vedi quella cosa... Sì... Core de Roma... a lui sta bene».
Una storia d’amore lunga 452 partite. La prima il 30 ottobre del 2001, la Roma gioca contro l’Anderlecht in Champions League e Fabio Capello al 70’ sostituisce Ivan Tomic con quel ragazzino biondo di soli 18 anni. L’esordio in Serie A arriverà il 25 gennaio del 2013 a Como e Capello lo sceglie per sostiutire Pep Guardiola che il giorno prima aveva deciso di lasciare la Roma. Il primo gol il 10 maggio dello stesso anno alla prima da titolare all’Olimpico. Contro il Torino De Rossi, a 19 anni e 9 mesi, segna con un gran tiro dalla distanza facendo impazzire i tifosi giallorossi. Da lì tante soddisfazioni tra Champions League, Coppa Italia e la Naizonale. Ma anche delusioni fortissime come i campionati sfumati all’ultimo e lo scorso 26 maggio. «Ero distrutto, pensavo non poter rimarginare mai questa ferita» ha detto De Rossi a febbraio in un’intervista alla rivista francese "So Foot". Una batosta che rischiava di mettere a rischio il suo matrimonio con la Roma. L’offerta del Manchester United è arrivata troppo tardi, per fortuna di tutti. Il patto fatto con Garcia ha retto e adesso Daniele De Rossi è più che mai simbolo e pilastro della Roma dei record. Il record contro l’Atalanta l’ha registrato lui superando "Core de Roma" Losi diventando il secondo giocatore con più presenze in maglia giallorossa. Il primo è Francesco Totti, il suo idolo quando De Rossi faceva solo il raccattapalle. Insieme sono la storia della Roma e insieme vogliono portarla sempre più in alto.