23/04/2014 10:17
GASPORT (F. ODDI) - Sono quasi tutti in Serie A, quelli che hanno fatto la Primavera sotto età, da Cerci a Romagnoli, da Rosi a Okaka. Altri, come Verre o D’Alessandro, ci torneranno a breve: l’ultimo a ricevere l’investitura è Lorenzo Di Livio, 16 anni e un talento fuori dal comune, che la Roma rischiava di perdere, e ha recuperato grazie all’eccellente lavoro di Muzzi, che ha avuto il coraggio di tenere fuori il suo elemento migliore. «Vero, all’inizio con gli Allievi stavo in panchina — conferma il figlio di Angelo, cresciuto anche lui a Trigoria —, avevo iniziato male, perché sono una testa calda. Ma il mister mi ha raddrizzato subito».
E la differenza si è vista. «Grazie a lui, i risultati stanno venendo: era arrivato anche a cacciarmi dall’allenamento. Poi, pian piano, ho cambiato atteggiamento».
In tema di atteggiamenti, c’è una leggenda che spiega anche la sua esclusione dalle Nazionali giovanili, dopo l’Under 15. Arrigo Sacchi che la vede con le braccia sui fianchi, durante una partitella, con palla agli avversari, e dice: «Questo via…». «Non so se l’abbia detto. Ma so che ormai ho capito che devo dare il 100% in ogni partita, entrare duro su ogni pallone. Sono maturato: merito di tutti gli allenatori che ho avuto a Trigoria, a partire dal primo, Sandro Baroni, un grande».
Maturato anche tatticamente: anni a fare l’ala, ma la trasformazione in trequartista è riuscita molto bene. «Un’idea di De Rossi: mi ha detto subito che voleva provarmi in quel ruolo. Sto studiando i movimenti, mi piace partire dal centro e lanciarmi a occupare lo spazio».
Molti che salgono in Primavera, quando tornano con gli Allievi camminano. «Non succederà. E poi con gli Allievi non abbiamo mai perso, ce la possiamo giocare con tutti. Da due mesi sono in Primavera, ma le finali scudetto non coincidono: voglio farle tutte e due».