04/04/2014 11:15
IL ROMANISTA (V. META) - Conte sarà anche preoccupato «zero zero», ma intanto fra domenica e mercoledì i punti ripresi alla Juve sono stati di più dei giorni trascorsi. Quattro contro sei, che detto in termini di classifica diventa dal meno quattordici di domenica mattina al meno otto del dopo Parma, la partita che ha finalmente ha detto la verità sulle distanze fra primo, secondo e terzo posto, mettendo fine a due mesi di asterischi. «A questo punto possiamo solo vincerle tutte e sperare», dice Rudi Garcia. Cominciando proprio dalla trasferta di domenica a Cagliari, con la Juve che giocherà soltanto il giorno seguente, nel posticipo delle 19 di lunedì.
Altrimenti detto, se la Roma si impone a Cagliari (cosa che negli ultimi diciannove anni è riuscita a fare soltanto a tavolino), i bianconeri passerebbero la notte prima della partita con il fiato dei giallorossi sul cuscino. Una notte a meno cinque, che solo un miracolo potrebbe prolungare, visto che il Livorno ha tutta l’aria della vittima sacrificale allo Juventus Stadium. Certo, pur decimata dagli infortuni, la squadra di Di Carlo si sta giocando la salvezza e a Torino proverà a vendere cara la pelle, magari sperando in un altro suicidio degli avversari come quello di lunedì scorso al Picchi. Praticamente impossibile (lo scambio Vucinic-Guarin non si è mai concretizzato), ma resta certo che, a dispetto delle assicurazioni sprezzanti di Conte, vincere a Cagliari e assottigliare ulteriormente un distacco che solo pochi giorni fa sembrava abissale metterebbe addosso ai bianconeri un pizzico di tensione. Da qui a trasformare il Livorno nel Real Madrid (meglio ancora, nel Galatasaray) ce ne passa, ma per la Roma è tutto ciò che conta.
Anche perché in Sardegna i giallorossi non si porteranno la vittoria da casa. Un successo in casa del Cagliari, escluso il 3-0 al tavolino della scorsa stagione, manca dal 29 ottobre 1995, quando una doppietta di Fonseca mise fine a un digiuno di successi che mancava da sette partite. In panchina c’era Mazzone, in campo un Francesco Totti appena diciannovenne. Da allora non c’è più stato verso di espugnare il Sant’Elia, che nel 2005 ha ospitato uno dei punti più bassi della Roma recente, lo 0-3 che costò la panchina a Delneri nell’annus horribilis dei cinque allenatori cambiati. Stavolta sarà diverso. Dovrà esserlo per forza, un po’ perché vincere è l’unica possibilità per tenere viva la rincorsa e un po’ perché c’è da vendicare lo 0-0 dell’andata, quando Avramov si inventò la partita della vita parando di tutto e spianò la strada al sorpasso della Juventus. Si sarebbero allontanati sempre più, i bianconeri, al punto da sembrare irraggiungibili. Fino ai sei punti recuperati in quattro giorni. Che potrebbero diventare nove in altrettanti giorni. Per una sola notte o forse no.