06/04/2014 10:59
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Avvicinarsi. Così, tanto per farsi vedere negli specchietti della Juventus e spaventarla un po’. La Roma prova a tenere viva la corsa, ma la strada di oggi è piena di buche: a Cagliari bisogna sfatare una maledizione che resiste da 19 anni. «Le statistiche - sottolinea Garcia - sono fatte per essere cambiate e noi ci proveremo. Dobbiamo stare a -5 dalla Juve alle 17 e poi aspettare». Un lunedì di speranza davanti alla tv non sarebbe male. Con la consapevolezza che il Livorno fa poca paura a Conte e servirà un miracolo per riprendere davvero la capolista da qui a fine torneo.
«Ovviamente sono loro i favoriti per lo scudetto - rimarca l’allenatore giallorosso - hanno una squadra costruita per vincere la Champions, quindi è ovvio che per l'Europa League sia lo stesso». A metà tra un’ammissione di inferiorità e una gufata, ci prova anche Garcia a mettere un po’ di sale su un campionato da lui stesso definito «noioso» prima del ko bianconero a Napoli. Ai suoi chiede di vincere e goderselo sino in fondo. «Dobbiamo guardare avanti perché non è finita. Il miglior modo per avere questo scarto sul Napoli terzo è provare a diminuire la distanza dai bianconeri. A inizio stagione avevamo l'obiettivo di tornare in Europa. Lo abbiamo centrato e rimanendo tante partite è normale cambiare traguardo in corsa. Giocheremo la Champions ma vogliamo entrarci direttamente, con il primo o il secondo posto».
Qualcosa Rudi sente di averla già vinta. «L'altro obiettivo che avevamo era far felici i tifosi: quando vedo Taddei esultare con la Curva Sud penso che lo abbiamo raggiunto da tempo. Volevamo anche ridare anche il sorriso ai nostri giocatori e in questo senso l’immagine di Rodrigo è perfetta. La classifica diventa una conseguenza». Una marcia sin qui trionfale, con numeri da record e la concreta possibilità di chiudere con il miglior bottino di sempre. Il Cagliari, come ha già fatto tante volte nel recente passato, proverà a mettersi in mezzo.
«Loro hanno giocatori forti, il figlio di Bruno Conti - dice Garcia - è una squadra pericolosa». La sfida si può decidere a centrocampo, dove Nainggolan stavolta è dalla parte giallorossa e De Rossi dovrà aiutarlo a proteggere la difesa, lasciando a Pjanic la libertà di inventare. «Daniele è un grande, uno dei migliori centrocampisti che ho visto nella mia carriera. Un soprannome per lui dopo "lavatrice" Strootman? Devo pensarci». Su Ljajic, invece, il tecnico tira fuori un paragone illustre per motivarlo. «Adem è come un diamante brutto (intendeva "grezzo", ndr), Hazard era lo stesso all’arrivo a Lille, quattro anni dopo è cambiato completamente». Non chiederà a Pallotta di comprargli la stellina del Chelsea, ma qualche garanzia sul mercato la vuole prima di firmare il suo rinnovo. «Solo a stagione finita sarà il momento di discutere della prossima coi proprietari e i direttori. Se oggi dico a tutti di restare concentrati sulla partita e io inizio a parlare di mercato, di contratti, non va bene: non voglio cadere in questa trappola». Poi però qualcosa se la lascia scappare. «In un club conta prima l’economia: durante il mercato estivo c’è stato bisogno di vendere ma abbiamo costruito lo stesso una rosa in grado di raggiungere l’Europa. Ho lavorato "mano nella mano" con Sabatini e lo faremo anche in futuro. La rosa del prossimo anno non sarà la stessa, vogliamo la migliore Roma ogni stagione e quella di oggi non è veramente male». Tradotto: lasciatemi tutti, poi parliamo del resto.