08/05/2014 12:01
IL MESSAGGERO (S. MENAFRA / R. TAGLIAPIETRA) - «A sparare c'era più di una persona». La voce circolata nei giorni sembra gonfiarsi di ora in ora. Anche se la procura spiega che di questa notizia non c'è ancora traccia negli atti giudiziari, tra i tifosi napoletani che erano a Tor di Quinto il pomeriggio di sabato più di uno sembra deciso a parlare e confermare questa storia. «Abbiamo fatto indagini difensive sull'argomento e dalle testimonianze che abbiamo raccolto ci sono più voci a confermare che a sparare sono state più persone e più pistole», dice subito l'avvocato di Ciro Esposito, Sergio Pisani, spiegando che molti di questi atti saranno presto consegnate agli inquirenti.
IL PROIETTILE DIVERSO Una conferma arriva dagli amici di Gennaro Fioretti, il terzo ferito, colpito a una spalla. Dicono, ma la sua cartella clinica non è stata ancora messa a disposizione né dei pm né del suo avvocato Alfonso Tatarano, che la pallottola che l'ha colpito fatica ad essere estratta perché il proiettile si è frammentato: «E se il proiettile si è spaccato in più parti vuol dire una cosa sola, era a frammentazione e dunque molto diverso da quello che ha colpito Ciro», dice lo zio di Ciro, Vincenzo Esposito, che ieri ha convocato una conferenza stampa.
Anche lui è sicuro: «A sparare - assicura - sono stati in due e gli ultra romanisti erano almeno 5 o 6. Hanno aspettato che gli ultra del Napoli fossero passati e poi hanno attaccato un pullman di napoletani sul quale c'erano donne e bambini. Ciro li ha difesi ecco perché è stato colpito», conclude Vincenzo Esposito che attacca duramente il questore di Roma. «In un paese civile sarebbe già stato rimosso».
IL SUPERTESTIMONE Poi c'è un un super testimone. Uno dei ragazzi della curva del Napoli che era in viale Tor di Quinto quel maledetto pomeriggio quando Daniele De Santis ha impugnato la Beretta calibro 7,65. Intervistato da Sandro Ruotolo per Servizio Pubblico e co-peno da cappuccio sciarpa e occhiali racconta: «Vedo questo ragazzo, Ciro, che inizia a correre - dice - E il signor Gastone De San-tis impugna l'arma e inizia a sparare all'impazzata, ma non era da solo a sparare. Era più di una pistola che sparava».
Il ragazzo non ha dubbi: «Sì perché, quando Ciro si è accasciato al suolo dicendo mi hanno sparato sto morendo - continua -, il signor Gastone è inciampato ed è caduto». A quel punto Daniele De Santis si alza di nuovo con la pistola in mano. «L'arma ce la punta addosso - spiega con precisione il tifoso - e dice di stare fermi. "Fermi che vi sparo, vi ammazzo tutti vi ammazzo tutti". Ha puntato l'arma al viso di noi, al volto. E quando preme il grilletto l'arma si inceppa di nuovo. Per nostra fortuna». E a quel punto che scatta l'aggressione a De Santis. Un linciaggio. Ma «non sentiva dolore», spiega, come se fosse sotto l'effetto di stupefacenti.
INDAGINI SUGLI ALTRI ULTRAS La procura ieri ha deciso di allargare le indagini. Il gip ha disposto l'analisi dello "stub" ad altri ultra napoletani che sabato pomeriggio erano in viale Tor di Quinto e sono stati identificati dai poliziotti arrivati a cose fatte, quando a terra giaceva Ciro Esposito, colpito al torace da un proiettile e poco distante c'era De Santis, pestato a sangue dal gruppo di ultra napoletani. Intanto, almeno tre persone hanno toccato la Beretta 765, con matricola abrasa, che ha sparato quattro colpi.
La beretta è comparsa fuori dal cancello del Ciak Village insieme De Santis, lui in una macchia di sangue, sdraiato e con il piede quasi maciullato che chiedeva aiuto ai soci del Ciak, Donatella Baglivo ed Ivan La Rosa, entrambi sottoposti allo atub. «A parecchia distanza da lui - ricorda La Rosa, aiuto regista e compagno di Donatella - c'era la pistola, l'ho presa e l'ho buttata all'interno del cancello». Ma poco dopo i tifosi napoletani hanno sfondato con le spranghe il cancello del Ciak. Soltanto a quel punto Donatella Baglivo si è accorta che la pistola era all'interno del cortile, accanto ad un'aiuola, l'ha presa e l'ha gettata in un cestino.