26/05/2014 10:46
IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - È che ti dava sicurezza. Quando c’era lui, uno stava più tranquillo. Sì la Roma era forte, quella Roma non era mai stata così Roma, così bella, così forte, così bianca e elegante, così rossa, ma la forza interiore che ti trasmetteva - a te ragazzino tifoso della Roma - Agostino Di Bartolomei non te la dava nessuno. Bastava lo sguardo dritto agli occhi, il profilo da leone e da aquila, i comportamenti di un uomo onesto. Se stava andando male pensavi che Agostino non si arrendeva, se andava male la tua rabbia era la sua, se stavi così male da non riuscire a dire una parola dopo quella partita sentivi il suo silenzio.
Era il 30 maggio 1984 quando Agostino ha toccato il cielo. L’immagine più bella della storia della Roma è la sua e l’ha raccontata Massimo Izzi quando ha definito "Bianca luce" la maglietta che indossava contro il Liverpool. E’ una definizione bellissima. Dopo il primo turno di calci di rigore la Roma era in vantaggio, la Roma in quel momento era Campione d’Europa. E’ il momento più alto della nostra storia: ci è arrivato solo Agostino che dopo quel rigore ha esultato saltando, e non lo faceva mai. Non lo faceva mai. Dieci anni dopo ha deciso di andarci lassù, lasciando sul tavolo una foto della Curva Sud con un volo di colombe del 30 maggio 1984, con una dedica dietro dei ragazzi del Commando Ultrà.
Da quel momento ogni tifoso della Roma ha il dovere di avere un Ago nel cuore. Agostino Di Bartolomei è stato il Capitano della Roma più bella di sempre, della stadio più bello di sempre, dei colori più belli di sempre. Quel 15 maggio 1983 lo stadio Olimpico non stava in nessun posto, nemmeno a Roma, ma in un chissà dove immerso di luce. Era tutto giallo lucente, era tutta una mattina di sole quegli anni. Quel giorno Agostino Di Bartolomei facendo il giro di campo tirò un intero vaso di fiori in tribuna, non un fiore solo. Era quello che aveva dentro. Tanto. Troppo per chi non sente. Lo scudetto lo vincemmo perché a Pisa lui decise di dare un cazzotto al cielo. Fatevelo spiegare da chi c’era.
Chiedi chi era Di Bartolomei, non i Beatles che venivano da Liverpool. Di Agostino ci sarebbe da dire troppo e non sarebbe mai abbastanza, ma di tempo ce n’è perché lui ce lo ha lasciato. Di Agostino Di Bartolomei un tifoso della Roma dovrebbe parlare sempre, anche il 13 dicembre, l’8 ottobre, di qualsiasi anno a qualsiasi età. Lui è ancora giovane. Se ne è andato lasciandosi un’immagine che non si invecchierà. È che ti dava sicurezza quando la vedevi, quando giocava, quando tirava e prendeva la rincorsa con la doppia b da Dibba. Una gamba perpendicolare all’altra e una smorfia di impegno totale per la Roma. Poi s’è sparato e uno s’è detto: che significa? adesso che faccio? Agostino non l’avrebbe mai fatto. E invece sì, e allora capisci che la sicurezza non c’entrava niente. Che tu gli volevi solo bene. Solo tanto tanto bene.