Curve a rischio squalifica

12/05/2014 12:12

IL TEMPO (P. DANI) - Per salutare l’ultima stagionale della Roma all’Olimpico, i tifosi giallorossi hanno preferito la strada iniziale del silenzio. Una linea decisa durante la settimana che ha accompagnato gli episodi di violenza (tra cui il ferimento grave del tifoso napoletano Ciro Esposito) registrati nelle ore precedenti alla finale di Coppa Italia tra e . Il coinvolgimento nella vicenda dell’ultrà giallorosso Daniele non è passato inosservato ad una parte dei circa 55mila spettatori presenti alla sfida con la .

Le due curve giallorosse, prive di striscioni e bandiere prima della gara, hanno tenuto basso il volume dello stadio per i primi 30 minuti di gara, lasciandosi poi andare a una manifestazione di solidarietà verso , intonando cori indirizzati a napoletani e forze dell’ordine. In è comparso lo striscione «Forza Daniele» nel quale è evidente che il punto esclamativo è un fascio littorio (foto) . Il manifesto è stato preceduto da un’altra scritta «Daje Danie’» mostrata qualche istante dopo in Curva Nord. Cori di discriminazione territoriale sono stati sollevati durante il secondo tempo (in cui è apparso anche un altro striscione di offesa verso i napoletani), ascoltati dagli ispettori federali presenti all’Olimpico.

Il presidente Pallotta a fine gara ha duramente preso posizione: «Vogliamo ringraziare i tifosi che sono stati al nostro fianco oggi, ci dispiace, invece, che altri abbiano deciso di non supportare la squadra. Ci saremmo attesi che nel corso di questa grande stagione tutti i tifosi volessero onorare gli sforzi e i traguardi dei nostri giocatori e della società. I tifosi dovrebbero sostenere la squadra piuttosto che altri interessi». La Roma ora rischia di dover affrontare una o più gare casalinghe della prossima stagione con le curve chiuse, considerando che nel caso in cui in estate venisse cambiata la norma, la che potrebbe adottare a breve il Giudice Sportivo dovrà essere scontata secondo le regole oggi in vigore. Qualche ora prima del fischio d’inizio e durante il deflusso degli spettatori non è stato segnalato alcuni tipo di problema nei pressi dello stadio (5 tifosi romanisti prima della gara sono stati sorpresi a scavalcare il settore assegnato e per loro è scattato il Daspo), blindato e sorvegliato da circa 2.500 agenti e 530 steward.

I messaggi dell’Olimpico hanno alzato però l’asticella dell’attenzione in vista dell’ultimo incontro di campionato con il in programma domenica prossima. Il gemellaggio tra i tifosi genoani e quelli del infatti (che giocherà le prossime due gare al San Paolo a porte chiuse) sarà nei prossimi giorni oggetto di discussione da parte delle autorità competenti di Genova, ancora in attesa di capire se applicare o meno limitazioni alla trasferta romanista in Liguria. In attesa che gli inquirenti forniscano ulteriori elementi per chiarire le dinamiche che hanno caratterizzato gli scontri di Tor di Quinto, l’obiettivo sarà quello di contrastare possibili situazioni in cui le tifoserie potrebbero nuovamente venire a contatto.

Gli striscioni dell’Olimpico e alcune scritte comparse in à durante la mattinata «Roma difende Roma», «Daniele Libero», hanno convinto i legali di Ciro Esposito a commentare la vicenda: «Dopo la comparsa di scritte minacciose sui muri della capitale da parte dei supporter degli aggressori, chiederemo ai magistrati impegnati nelle indagini se ritengono opportuno adottare misure per tutelare l’incolumità di Ciro in ospedale».

La sconfitta all’ultimo secondo subìta ad opera della , non ha comunque intaccato l’umore dei presenti all’Olimpico, che hanno ringraziato la squadra per l’ottima stagione disputata intrattenendosi sugli spalti per circa un quarto d’ora dopo il fischio finale. e compagni hanno svolto un intero giro di campo tenendo per mano i rispettivi figli, compreso , che nel post gara ha commentato, a precisa domanda, i cori andati in scena durante la gara: «Non ho sentito nulla, ero concentrato. In questa stagione ci è già successo di giocare senza tifosi, vedremo cosa succederà. Bisogna tifare la propria squadra e non andare oltre, questa cosa non fa bene al calcio».