16/05/2014 10:10
GASPORT (A. CATAPANO) - C’è una certa fibrillazione a Trigoria, per l’importanza del passo — che avvierà ufficialmente l’iter burocratico del nuovo stadio — e il ruolo di apripista. «La Roma — ragiona uno dei tecnici al lavoro in queste ore — sarà la prima grande società per cui si applicherà la nuova legge sull’impiantistica sportiva. Sarà per tutti un bell’ esperimento, almeno speriamo ». Molto dipenderà dalle capacità d’attrazione di James Pallotta, da quanti e quali investitori saliranno a bordo per coprire il miliardo di euro ipotizzato per stadio e infrastrutture a Tor di Valle. La prima mossa, in questo senso, è stata indubbiamente un colpaccio: poter contare sul portafoglio della Starwood Capital Group, uno dei primi dieci fondi d’investimento al mondo, garantirà liquidi e credibilità internazionale a tutta l’operazione.
Si parte Intanto, dopo la presentazione alla stampa, è arrivato il momento di compiere il primo passo: a meno di ulteriori rinvii, lunedì lo studio di fattibilità — corredato dalle relazioni tecnica, economica e ambientale, come previsto dall’articolo 14 del Dpr 207 del 2010 — sarà consegnato ai funzionari del Dipartimento Pianificazione e Attuazione Urbanistica del Comune di Roma, negli uffici di viale del Turismo. Da quel momento — come previsto dal comma 304 dell’ultima legge di stabilità (quella che, per intenderci, viene erroneamente chiamata nuova legge sugli stadi) — il dipartimento diretto dall’assessore Giovanni Caudo avrà 90 giorni di tempo per convocare la conferenza di servizi, valutare che lo studio rispetti i requisiti richiesti e certificarne il «pubblico interesse » dell’opera. A quel punto, il passaggio successivo prevede la consegna del progetto definitivo e la delibera conclusiva del Comune entro i successivi 120 giorni. Poi, potranno partire i lavori.
Proprietaria o inquilino? Non deve stupire che lo stadio non risulti di proprietà della Roma. Piaccia o no, quel passaggio nell’ultima relazione trimestrale che ha suscitato perplessità — «... si prevede che la costruzione sia interamente finanziata da soggetti privati; la Società non ha assunto obblighi di sorta al riguardo...» — è servito proprio a sgombrare il campo da dubbi: il rischio di questa impresa non può ricadere direttamente sul club giallorosso, che rischierebbe il fallimento, ma su una newco che avrà la titolarità dell’impianto e sarà partecipata dagli americani (Starwood compresa), Luca Parnasi e, possibilmente, gli altri investitori che aderiranno. Né c’è il rischio, in questo modo, di aggirare la legge, che richiede solo che il soggetto che presenta il progetto preliminare (nel nostro caso la Parsitalia di Parnasi) abbia firmato un contratto con la società sportiva che utilizzerà l’impianto (la Roma), e tutta l’operazione sia garantita economicamente (per ora da una linea di credito aperta da Goldman Sachs). Al momento, basta e avanza. Ci sarà tempo per capire se la Roma potrà considerarsi la proprietaria o un inquilino del nuovo stadio.