14/05/2014 11:22
IL ROMANISTA (V. META) - C’è Destro - e non poteva essere altrimenti, visto che c’è Chiellini -, non Florenzi, figuriamoci Totti. Della squadra che fino a tre giornate dalla fine è stata l’unica antagonista della Juventus nella corsa scudetto, nei preconvocati della Nazionale per i Mondiali restano ben poche tracce: De Rossi naturalmente, e poi Mattia, che senza volerlo si ritrova ad aver fatto fuori uno come Alberto Gilardino, da più parti considerato una delle poche certezze di un attacco ancora alla ricerca di una precisa identità. Non che Destro non meritasse il Brasile, tutt’altro. Bisognava essere ciechi per lasciare a casa l’attaccante con la media gol più alta della Serie A. A mettere in moto la catena degli eventi che è costata il terzo Mondiale in carriera a Gilardino è stato un Prandelli in versione Ponzio Pilato: siccome non poteva privarsi di Chiellini nonostante le tre giornate di squalifica con la prova tv (il suo "non è un gesto violento" sui social network è diventato un tormentone comico), non poteva non portare anche Destro, rientrato giusto domenica scorsa da un analogo stop (la sua manata ad Astori, però, era stata giudicata violenta dal ct, che lo aveva escluso dall’ultima sessione di test atletici). A fare le spese del quieto vivere è stato l’attaccante del Genoa, grande assente in un elenco di attaccanti tutto da decifrare: oltre agli ovvi Balotelli e Immobile ci sono quattro fantasisti praticamente intercambiabili come Cerci, Cassano, Insigne e Giuseppe Rossi.
In Brasile andranno verosimilmente in cinque, a occhio Insigne è quello che rischia di più, Destro può stare abbastanza tranquillo, per quanto la duttilità di Cerci potrebbe convincere il ct a lasciare a casa uno dei centravanti. Quasi uno scherzo del destino, se si pensa che la scorsa estate Mattia e Gilardino hanno rischiato di diventare compagni di squadra (il numero undici rossoblù stava già cercando casa a Roma), alla fine non se n’è fatto niente ma ciascuno con la sua maglia hanno fatto grandi cose. Una decisione dell’ultimo minuto, visto che ancora nel primo pomeriggio di ieri Gila era dato per sicuro del posto, al punto che era stato il Genoa stesso a dare notizia della convocazione. Quanto a Francesco Totti, il silenzio di Prandelli negli ultimi mesi non lasciava molto spazio alle speranze. Eppure, in un’Italia che ormai da anni è alla cronica ricerca di idee, il Capitano avrebbe fatto la differenza. Così come avrebbe fatto comodo Alessandro Florenzi, che invece in un posto sull’aereo per Rio ci credeva ancora. L’esclusione gli ha fatto male, lui e Destro sognavano di riformare in Brasile la camera vincente che condividono nella Roma, invece dovrà accontentarsi dei racconti dell’amico. La sua estrema duttilità avrebbe potuto risolvere parecchi problemi in tutti e tre i reparti e altrettante difficoltà alle avversarie per l’impossibilità di inquadrarlo in un ruolo preciso. In carriera ha pure dimostrato di saper incidere subentrando a partita in corso, viene da una stagione di conferme in cui ha segnato sei gol (il doppio dello scorso anno) ed è pure in gran forma. Non è bastato, ma forse basterà per rimpiangerlo.
A casa pure Luca Toni, secondo in classifica marcatori al solo Immobile, a dispetto dei trentasette anni che compirà tra poche settimane. I convocati per il ritiro che inizierà lunedì prossimo a Coverciano sono trenta più uno, Mirante, non inserito nella lista consegnata alla Fifa, ma aggregato alla comitiva azzurra a scopo precauzionale. A spuntarla nella corsa per il posto di terzo portiere alla fine è stato il ventunenne numero uno del Genoa Mattia Perin, il più giovane della spedizione. In difesa, fatto salvo il solito blocco Juve, sono in sette a giocarsi quattro maglie: percentuali di permanenza più alte per Ranocchia e Pasqual, da valutare Paletta, Abate e De Sciglio, Darmian il più a rischio. A centrocampo, invece, la spunta Aquilani, che solo sei mesi fa sembrava finito fuori dal giro. Il 2 giugno la lista verrà ristretta a ventitré, fino alla vigilia del debutto con l’Inghilterra sarà possibile sostituire gli infortunati, anche con giocatori non inclusi negli attuali trenta. Paradossalmente, anche con Totti.