17/06/2014 09:38
GASPORT (P. CONDO') - Interno notte, zona mista del Maracanà. Miralem Pjanic percorre il corridoio col suo passo da principino. Si ferma volentieri a parlare di una notte di emozioni ruggenti. Non è un uomo che sorrida facilmente, e anche ora pare indeciso tra soddisfazione e rimpianto: c’è un braccio di ferro in corso, dentro di lui.
Conta di più la prima partita mondiale della Bosnia o la sensazione che avreste potuto fare di più?
«Contano entrambe. Al risveglio del mattino ho acceso il telefonino e mi sono venuti i brividi, perché la quantità di messaggi ricevuti dagli amici in Bosnia, tutti orgogliosi della pagina storica che stavamo per scrivere, era impressionante. Pero è vero, ora qualcosa mi manca, c’era lo spazio per ottenere di più. Per un’ora siamo stati ampiamente in partita: a livello di pericolosità, però, c’è stato solo il colpo di testa di Lulic. Troppo poco».
Dzeko è stata la grande delusione della serata.
«Dzeko è la nostra punta, se la squadra non arriva da lui col gioco non può fare nulla. Vedrete che nelle prossime partite si farà notare...».
Sarebbe stato meglio debuttare contro un’avversaria più malleabile?
«Mi è piaciuto giocare al Maracanà contro l’Argentina. E’ chiaro che ora dobbiamo fare tesoro degli errori commessi e non sbagliare più contro Nigeria e Iran, alla qualificazione agli ottavi ci teniamo. E’ nelle nostre possibilità».
Lei nella Roma gioca più vicino alla porta...
«Sì, in nazionale sono più arretrato. Devo pensare alla squadra, Susic ritiene che l’assetto migliore sia questo».
Messi visto da vicino?
«Impressionante. L’abbiamo controllato molto bene, direi, ma avete visto tutti quanto poco gli sia bastato per segnarci un gol splendido».
Ha sentito Gervinho? Lui ha debuttato con una vittoria...
«Gli ho mandato un messaggio di complimenti, ha segnato il gol decisivo. Grandissimo, sono proprio contento per lui».