03/06/2014 09:48
GASPORT (A. DI CARO) - «Lò, Marcolino e Ciruzzo a papà… Tutti in Brasile. Che grande soddisfazione. Sono molto felice per i miei ragazzi. Farò il tifo per loro». Li chiama così, Zdenek Zeman, i suoi ragazzi, con i nomignoli affettuosi che aveva dato loro nella stagione dei miracoli di due anni fa a Pescara quando, ventenni, li guidò a una promozione storica lanciandoli nel grande calcio. Insigne, Verratti e Immobile: i baby terribili di zemanlandia versione abruzzese si sono presi tre dei 23 posti disponibili per il Mondiale e rendono omaggio al vecchio Maestro. «Senza di lui non sarei qui». «Mi ha insegnato la cultura del lavoro ». «Quanta fatica, ma poi ti fa volare». Ci sono gli scudetti e le coppe in bacheca e quelli che un allenatore si porta nel cuore, come aver plasmato giocatori che se non avessero incontrato lui, chissà... Zeman si schermisce, evita gli eccessi e la melassa, non deborda in complimenti, però si sente dalla voce che è felice davvero: «Ci tengo a dire una cosa, non sono solo tre bravi a giocare a pallone, sono anche tre bravi ragazzi. Seri, generosi, disponibili. Mi hanno dato tanto e spero di aver dato anch’io loro qualcosa».
Beh Zeman, più di qualcosa a sentire cosa dicono di lei in ogni intervista.
«Fa piacere che si ricordano ancora del loro vecchio allenatore. Ci sentiamo ogni tanto. Una telefonata o un sms dopo qualche bel risultato. L’ultimo che ho sentito è stato Insigne».
Anche l’ultimo a staccare il biglietto per i Mondiali. Sul fotofinish ha superato Destro e Rossi.
«Sono contento che abbia convinto Prandelli a portarlo nonostante la grande concorrenza, ma lo stesso discorso vale anche per Ciro e Marco».
Riavvolgiamo il nastro dei ricordi. La prima volta che vide Insigne?
«A Viareggio. Giocava nella Primavera del Napoli, ma non faceva l’attaccante…».
Sei mesi con la Cavese: 10 spezzoni e zero gol. Poi con Zeman 33 partite e 19 gol in Prima divisione col Foggia e l’anno dopo 37 partite e 18 gol a Pescara in B.
«Si è dimenticato i gol in Coppa Italia e la marea di assist. Lui segna e fa segnare».
Anche se a Napoli in due anni la vena si è un pò ridotta: solo 8 reti in 73 partite di campionato.
«Per me può fare tanti gol e assist anche in Serie A. Ha 18- 20 reti nei piedi. Per segnare e servire assist però dipende anche da dove parti. Sono contento che Prandelli lo abbia inserito tra gli attaccanti...».
Qualità e ruolo ideale?
«E' un attaccante esterno. Fisicamente, anche se piccolo, ha grande resistenza e velocità. Nell’uno contro uno e nella preparazione al tiro è tra i più bravi che io abbia avuto».
Da Lò a Ciruzzo... Prima di lei Immobile fece un anno in B tra Siena e Grosseto: 20 partite due gol. Poi a Pescara 37 partite e 28 gol. Via da Zeman solo 5 reti in 33 partite col Genoa. Quest’anno l’esplosione in A: capocannoniere.
«Quando l’ho visto a Pescara gli ho detto: tu sarai il nostro bomber. Fece solo 28 gol, ma poteva farne uno a partita. A Genova non giocava prima punta. Una volta tornato centravanti ha fatto vedere quanto vale. Ciro è un generoso, lascia tutto sul campo, lotta, calcia senza paura».
E soprattutto la calcia dentro. Tanto da aver convinto il Dortmund a prenderlo.
«Mi spiace per il calcio italiano. E’ un brutto segnale quando i giovani migliori vanno via. Ma per lui sarà una bella esperienza: potrà giocare e crescere, non solo finanziariamente, imparando nuove cose a livello tecnico e tattico. Ha le spalle larghe e la voglia di arrivare. Farà bene».
Come ha fatto bene Verrattì nel Psg. Sostiene che lei l’ha costruito nella testa e nel fisico.
«Durante la preparazione a Pescara ebbe dei problemi. Però ha imparato a stringere i denti. Arrivava per ultimo ma non si è mai fermato. All’inizio giocava poco perché non era fisicamente pronto. Poi è entrato e il resto è venuto da sé. Perché Verratti sa giocare...”»
Sa giocare in tutti i ruoli? In Nazionale c’è Pirlo…
«Per me Marco è un regista. Ma nell’ultima amichevole ha cominciato alto, poi basso, poi a sinistra. E per me è stato il migliore dei nostri. Ripeto due parole: sa giocare».
Immobile, Verratti, Insigne. Tra i tanti zemaniani finiti in Azzurro sono loro il suo fiore all’occhiello?
«Sono il fiore all’occhiello di oggi, perché ci sono anche tanti fiori di ieri... Mi inorgoglì la chiamata dal Foggia di Signori e Baiano. E non mi dimentico Totti, Di Biagio, Tommasi, Negro, Favalli, Nesta, Fuser... Questi ultimi tre sono i fratelli piccoli di una bella nidiata ».