Altri quattro indagati per la morte di Ciro

17/07/2014 11:21

IL MESSAGGERO (M. ALLEGRI / S. MENAFRA) - Fino a ieri, a unirli era solo l’appuntamento settimanale all’Olimpico, ora sono anche indagati per concorso nell’omicidio del tifoso napoletano Ciro Esposito. Presenti tutte le domeniche allo stadio, tifano dal pezzetto della curva nord che da anni è assegnata agli abbonati giallorossi. Amici fraterni di Daniele col quale dividono la fede sportiva anche a prescindere da quella politica di destra, erano con lui il 3 maggio, quando Danielino diede l’assalto a suon di petardi ad un pullman di tifosi napoletani e nel parapiglia che ne è seguito ha sparato a bruciapelo al giovane Ciro Esposito, morto il 25 giugno scorso dopo una lunga agonia. Ieri mattina, i loro nomi sono stati iscritti sul registro degli indagati con l’accusa di concorso in omicidio volontario. I quattro ultrà sono stati prima perquisiti, quindi portati in caserma per l’elezione di domicilio. Nelle abitazioni, gli investigatori non hanno trovato né i bastoni né i caschi integrali con i quali il gruppetto si era presentato nella zona di Tor di Quinto, ma alcuni simboli della tifoseria di appartenenza. Hanno però dovuto consegnare telefonini e computer, che potrebbero essere utili per ricostruire i tasselli mancanti dell’inchiesta coordinata dai pm Antonino Di Maio ed Eugenio Albamonte.

VENTENNI DI ROMA NORD 
Tolto Danielino che è più grande, il gruppetto è costituito tutto da ventenni, di età compresa tra i 23 e i 25 anni, con precedenti specifici per episodi da stadio, resistenza e lesioni. Abitano a Roma Nord, non lontano dal Circolo Boreale di Tor di Quinto che difende come custode. E per gli investigatori che conoscono la geografia dell’Olimpico sono da anni una presenza nota, anche se il loro gruppo non ha un nome preciso. Il pomeriggio del 3 maggio, avevano un piano che non andava al di là del “cercare rogna”, come dicono i romani. Tanto che la procura ritiene che il loro incontro al margine della partita di Coppa Italia del 3 maggio, non avesse un obiettivo preciso. Avevano semplicemente deciso di avvicinarsi alla zona di passaggio della tifoseria campana e annusare l’aria. sarebbe stato il primo a lanciare i petardi contro il pullman di napoletani che transitava sulla strada. Alla reazione di un gruppetto di campani, tra i quali lo stesso Ciro Esposito (che avrebbe fisicamente fermato ) il gruppo si sarebbe dato alla fuga. 

IL TESTIMONE 
Nei giorni di inchiesta successivi alla sparatoria, la procura aveva ascoltato un testimone che parlava della presenza di un gruppo a volto coperto al fianco di . Quindi, nelle ultime ore, è arrivata la svolta. I quattro, che al momento sono denunciati a piede libero, saranno tutti interrogati nelle prossime ore. Se qualcuno di loro decidesse di parlare, l’inchiesta sull’omicidio di Ciro Esposito potrebbe chiudere anche molto rapidamente. 

L’AGGRESSIONE A  
Intanto ieri sono stati chiariti i contorni dell’aggressione al tifoso della Roma avvenuta due giorni fa a . La frase «Questa è per Ciro», che aveva fatto ipotizzare che la vicenda fosse da inserire in una campagna di vendette lanciata dalla tifoseria campana, non sarebbe mai stata pronunciata. A confermarlo è stato proprio la vittima, un giovane di 36 anni, rintracciato e ascoltato dalla Polizia di Stato a Roma dopo il suo arrivo in treno nella capitale. In un primo momento si era sparsa la voce che il movente fosse proprio quello calcistico ma gli elementi finora raccolti dalla Digos della di fanno invece pensare che l'episodio di ieri - per quello raccolto finora - non può essere messo in relazione con la morte di Esposito. Dubbi sono emersi anche sul luogo dove sarebbe avvenuto l'accoltellamento, sul quale si sta cercando di fare luce.