21/07/2014 10:34
GASPORT (A. PUGLIESE) - Per uno credente e religioso come Taddei, sarà apparso sicuramente come un segno del destino. Un lampo che lo riporterà indietro di ben 13 anni, a quel primo settembre del 2003, quando a Perugia subentrò al posto di Paolo Foglio, segnando dopo appena 3 minuti il gol del definitivo 2-2 nella prima partita in Serie A della storia senese. Stavolta Rodrigo Taddei nel capoluogo umbro ci tornerà, ma per aprire una nuova pagina del suo futuro, quella che lo legherà al Perugia (a meno di clamorosi colpi di scena, questa mattina l’incontro tra il suo agente, Alessandro Lucci, e il presidente Santopadre) per le prossime tre stagioni.
Dedica e destino Quel gol lì di undici anni fa (palla all’incrocio dal limite dell’area di rigore) è scolpito nel cuore e nelle testa di Taddei. «Lo dedico a Leonardo: mi ha aiutato dal cielo, guidando il mio piede», disse a fine gara con la lacrime agli occhi. Leonardo era il fratello, aveva 21 anni, e 3 mesi prima morì in un terribile incidente stradale in cui Rodrigo si salvò per miracolo (insieme a Pinga). Da allora Rodrigo ogni volta che segna si mette la mano sotto la maglia e batte forte sul cuore, come se Leonardo fosse ancora lì, sempre con lui. E lo vorrà fare anche tante altre volte a Perugia, dove andrà a formare un terzetto di centrocampo con le stimmate romaniste: lui mezzala destra, Verre dall’altra parte, con in mezzo come vertice basso Filipe (giallorosso nel 2008-09). Fa parte del piano di rafforzamento del d.s. Goretti, che da alcuni giorni parla con il Verona per avere in prestito Rabusic (attaccante del 1989, Repubblica Ceca) e che in settimana potrebbe chiudere con il Brescia per avere il difensore Di Cesare.
Offerte Ma perché Taddei scende in Serie B dopo 9 anni di Roma? Le offerte non mancavano (Fiorentina e Sampdoria, un’esperienza in Qatar), ma Rodrigo è uno che sceglie di pancia e il progetto e l’entusiasmo di Santopadre l’hanno conquistato. Sa che Perugia è una piazza storica e sa che partirà come outsider, ma che nella mente del club c’è voglia di Serie A. Proprio dove Taddei ha danzato per anni, con le sue finte (la «Aurelio» il marchio di fabbrica, la prima volta ad Atene con l’Olympiacos, Champions 2006-07), i suoi gol (25 con la Roma, 14 con il Siena) e i tachimetri scaricati correndo per chilometri. «Quando faccio la formazione, prima do la maglia a Taddei, poi agli altri dieci», diceva Luciano Spalletti. Già, perché Taddei oltre ad essere un giocatore versatile («Ho fatto tutti i ruoli, in Brasile anche il portiere»), è anche un uomospogliatoio, un brasiliano un po’ tedesco: allegro da impazzire, professionista all’infinito. In cuor suo sperava di finire la carriera a Roma («Garcia e Pallotta mi volevano ancora, altri no»), il d.s. Sabatini ha commentato così il suo addio: «Quando gli ho comunicato la decisione, Rodrigo mi ha inferto una coltellata al fegato facendomi i complimenti». Ora Rodrigo correrà per tutti a Perugia, continuando a battersi la mano sul petto ad ogni gol. Del resto, Leonardo per lui è ancora lì, in ogni attimo della sua vita