17/07/2014 13:49
IL TEMPO (A. PARBONI / V. IMPERITURA) - «Daje, daje, ammazzali tutti». Quattro parole, pesanti, che porterebbe la procura di Roma a stringere il cerchio sui personaggi che avrebbero affiancato Danielino De Santis durante gli scontri violentissimi che, una manciata di ore prima della finale di Coppa Italia tra il Napoli e la Fiorentina del 3 maggio scorso, provocarono la morte di Ciro Esposito, tifoso partenopeo colpito al torace da un colpo di 7,65 e morto dopo 53 giorni di agonia al policlinico Gemelli. Ieri infatti gli agenti della Digos, su disposizione dei pm Antonino Di Maio e Eugenio Albamonte, hanno eseguito 5 perquisizioni domiciliari: decisioni mirate nei confronti di altrettanti romanisti che potrebbero aver, a vario titolo, coadiuvato l’ex ultras della Roma nella sua aggressione ai tifosi del Napoli sul vialone che collega Saxa Rubra allo stadio Olimpico. E quindi la procura li ha iscritti sul registro degli indagati con l’accusa di concorso in omicidio. Le perquisizioni sono andate avanti a lungo, con gli investigatori che hanno cercato elementi utili a capire se i 5 personaggi individuati possano davvero aver avuto un ruolo nell’assalto. Dopo le perquisizioni i 5 personaggi sono stati accompagnati in Questura e interrogati per diverse ore.
Pesantissimo il capo d’imputazione ipotizzato nei confronti del commando che ora si dovrà difendere dall’accusa di concorso in omicidio volontario. Un reato pesante che arriverebbe dunque a coinvolgere anche il commando (che secondo quanto ricostruito dagli inquirenti non avrebbe esploso colpi d’arma da fuoco, visto che l’unica pistola individuata – una Beretta con la matricola abrasa – sarebbe stata utilizzata unicamente dallo stesso De Santis). I complici di «Danielino» risponderebbero, dunque, di concorso morale rispetto alla assurda morte dell’operaio di Scampia. Secondo quanto ricostruito dall’inchiesta, infatti, il commando che affiancava De Santis (che potrebbe avere preso parte agli scontri, almeno nella loro parte iniziale) avrebbe spinto lo stesso ex capo ultras ad aggredire i tifosi, incitandolo al grido di «daje, daje ammazzali tutti». Lo stesso gruppo sarebbe poi scappato quando i tifosi del Napoli avrebbero reagito avventandosi sul corpo di De Santis. Gli individui che coadiuvavano De Santis erano riusciti a scappare attraverso il cortile interno del circolo Ciak Village fino al «Trifoglio» – la tana di De Santis: tana che era già stata usata per un incontro tra ultras di mezzo mondo del tifo italiano, al tempo dell’approvazione della tessera del tifoso – prima di scappare attraverso una recinzione che è stata trovata divelta. Resta alta quindi l’attenzione di inquirenti e forze dell’ordine sull’ennesimo morto ammazzato riconducibile, in qualche modo, al mondo del tifo organizzato. Nelle ultime ore infatti l’ipotesi che i complici del presunto omicida siano riconducibili al mondo della destra estrema romana sta lasciando il passo all’ipotesi che vede le curve (e il variegato mondo che le compone) come protagonista dell’intera faccenda.
L’indagine si muove comunque lungo diversi piani: al vaglio degli inquirenti resta infatti il capitolo sulla trattativa che avrebbe coinvolto il capo ultras del Napoli, Gennaro De Tommaso, Jenny ’a Carogna, e gli agenti che si occupavano della sicurezza all’interno dello stadio. Secondo quanto emerso, i capi ultras del Napoli – dopo avere saputo dell’agguato costato la vita ad Esposito – avrebbero minacciato di interrompere la partita costringendo, loro malgrado, i rappresentatni delle forze dell’ordinae all’unica cosa possibile: trattare con i tifosi inferociti pur di evitare che una serata chiusa con un morto e due feriti, finisse con un bilancio ancora peggiore.