Il popolo del calcio chiede facce nuove

30/07/2014 08:50

IL TEMPO (G. GIUBILO) -  Al popolo del calcio, quello italiano, sarà pur lecito chiedersi se una eventuale elezione di Carlo Tavecchio alla presidenza della Federcalcio, sia realmente espressione di volontà popolare. Si è già parlato degli aspetti discutibili della candidatura di Demetrio Albertini, il solo rivale possibile. Su tutti, troppi anni spesi per avallare ogni iniziativa di Giancarlo Abete (sempre che così si potesse definire), l'adeguamento a un piccolo centro di potere, a fianco di Arrigo Sacchi, con promozioni di sapore familiare o corporative, vedi Gigi Casiraghi. Purtroppo, la statuto federale concede una supremazia schiacciante al settore dilettantistico, relegando ai margini il professionismo, che del nostro sport più popolare rimane l'immagine e il solo segno di nobiltà.

In attesa delle urne, Tavecchio continua a regalare perle di saggezza, stavolta facendo incazzare i movimenti femministi. Il candidato sposa la filosofia del «molti nemici molto onore», importante è avere le spalle coperte dall'eterno padrone del calcio che conta, sia che esponga la sua faccia in prima persona, sia che muova i fili delle marionette di turno, il geometra Adriano Galliani non ammette pareri discordi, ma neanche soluzioni alternative al suo modo di gestire l'impero, sino alla difesa tenace di ogni frase infelice di Carlo Tavecchio, per imbecille e odiosa che possa risultare.

Demetrio Albertini, vecchia bandiera milanista, si beccherà dal padrone reale della Lega la stessa pugnalata che aveva a suo tempo trafitto le spalle di Gianni Rivera, inviso allo storico presidente. Siamo quasi alla rassegnazione, anche se il dissenso cresce. L'unica soluzione onorevole sarebbe un segnale di resa da parte di Carlo Tavecchio. Avrebbe il merito, se non altro, di risparmiare allo sport italiano l'ennesimo dileggio, l'ennesima brutta figura a livello internazionale.