08/07/2014 09:23
IL MESSAGGERO (D. GAMBARDELLA) - IL CASO Un clima d’odio, fomentato con chiari messaggi in rete e con «inviti» rivolti ai romanisti a disertare perfino le spiagge al di là dei confini regionali. #Nonfiniscecosì è l’hashtag con cui sulla grande piazza del web i tifosi del Napoli, quelli legati allo zoccolo duro, giurano ormai vendetta ai romani sponda giallorossa. È in questo ambito che potrebbe essere generato, lo scorso weekend, l’aggressione ai danni di Federico Sartucci, 25enne colpito da Daspo, accoltellato in un vicolo del capoluogo campano ed offeso perché romano. Il ragazzo, da dieci giorni in servizio presso un hotel del centro cittadino, stava tornando a casa dopo una giornata di lavoro quando è stato aggredito e pugnalato. «Te ne devi andare da questa città, qui non ti vogliamo. Hai capito, sporco romano?» la frase che l’aggressore avrebbe pronunciato nei suoi confronti e che è stata redatta nel verbale di denuncia in questura. Epiteti corroborati dalla coltellata su cui lavora la Digos napoletana, all’opera per decifrare la matrice del raid: non viene escluso il regolamento di conti tra tifosi, anche se le indagini sono a 360°. Sui social network i gruppi e le fanpage vicine allo zoccolo duro del tifo partenopeo prendono le distanze da quello che sarebbe il gesto di un singolo. «Con questi attacchi gratuiti e con le lame noi non c’entriamo nulla», è il refrain delle curve A e B. Ma la Digos in queste ore sembra unire i tasselli di altri messaggi circolati in rete nelle scorse ore. Uno su tutti, quello che invita i romani a starsene a casa nel periodo estivo, di non recarsi nelle località di villeggiatura al di fuori del litorale romano. Perché lì, una volta scovati, verranno picchiati. «A mare quest’anno andate solo a Ostia e Fregene», c’è scritto sui link postati sui social network.
LO SPORT
«Sono minacce che stiamo seguendo da tempo» ammettono dalla Digos napoletana, anche se le aggressioni che avvengono al di fuori dei contesti sportivi – è il ragionamento a voce alta – «si verificano in maniera del tutto accidentale», quindi difficili da prevenire. Episodi che è possibile però combattere con l’attività d’intelligence avviata sul web. E sono tanti gli elementi raccolti dopo il ferimento a morte di Ciro Esposito, lo scorso 3 maggio davanti all’Olimpico, per mano dell’ex ultrà con un passato neofascista Daniele De Santis.
L’ANDRONE
Sangue che chiama sangue, se venisse confermata l’inquietante pista di una punizione al romano residente a Napoli. Secondo il 25enne, la notte tra venerdì e sabato, si sarebbe consumato un vero e proprio raid: qualcuno l’avrebbe bloccato nell’androne del palazzo, poi offeso ed infine accoltellato. «Sporco romano, te ne devi andare da Napoli, qui non ti vogliano», le frasi che sarebbero state rivolte al giovane tifoso giallorosso. Linguaggio utilizzato da giorni in rete. Modus operandi spesso utilizzato anche dai tifosi violenti. Gli appelli alla non violenza, lanciati circa due settimane fa dopo la morte di Ciro, sembrano dunque caduti nel vuoto.