08/07/2014 12:12
CORRIERE DEL MEZZOGIORNO - Antonella Leardi, la mamma di Ciro, sta trascorrendo qualche giorno fuori città con la sua nipotina. Il dolore per la morte di Ciro diventa ogni giorno più grande. «Lo giuro - dice con la solita gentilezza e anche pazienza - sto provando un dolore disumano, inconcepibile». E’ turbata, Antonella. Lo è perchè le sono arrivate tante telefonate da Napoli in cui le veniva raccontata la storia dell’accoltellamento di vico Melofioccolo e la possibile correlazione con la vicenda di suo figlio.
«Ma perchè non lo lasciano riposare in pace. Ha sofferto tantissimo, adesso meriterebbe un po’ di pace. L’ho detto e lo ripeto: la vendetta lo uccide due volte. Chi vuole davvero bene a Ciro, chi ha partecipato per davvero al nostro dolore, deve predicare pace non guerra». Antonella s’interrompe. Sua nipote prova a farla sorridere, la chiama. Non sa di Ciro e vuole giocare con lei. «L’altro giorno mi ha detto - che non sorrido più, non ballo più. Mi ha detto che sono diventata una vecchia. Ebbene, ha ragione. Non sarò mai più quella di primama purtroppo non le posso spiegare ancora il perchè».
Torniamo a parlare dell’accoltellato, la mamma d’Italia ancora una volta dimostra la sua grande saggezza e soprattutto la lucidità di non farsi prendere dalle prime impressioni. «Mi dispiace molto per quel ragazzo - aggiunge - so che è un tifoso della Roma. Ma non è detto che sia stato aggredito per vendetta. Mi auguro che le indagini attribuiscano a quel gesto un altro movente, altrimenti sarebbe una coltellata per me e per Ciro. Negli ultimi giorni ho ricevuto tantissime lettere di affetto e solidarietà da parte di tifosi della Roma. Mi ha colpito, in particolare, quella di una ragazza. Mi ha scritto col cuore, quel cuore giallorosso di cui va tannto orgogliosa. Sono stata felice. Questo è il messaggio che deve passare. Chi ha ucciso mio figlio pagherà per quello che ha fatto, ma non bisogna usare violenza contro chiunque sia un tifoso della Roma».
Parole dette tutte d’un fiato, con la voce rotta dall’emozione. - «quando parlo di Ciro è sempre così» - ma con la lucida determinazione di una mamma che perdona ma non dimentica. Che inorridisce di fronte alla violenza. «Non vorrei, però, e sarebbe anche peggio, che adesso il nome di mio figlio venga utilizzato strumentalmente. Ogni atto di violenza è per rispondere alla morte di Ciro. Facciamo attenzione»: Antonella aspetta soltanto gli sviluppi dell’indagine romana. E chiede giustizia, ma urla, insiste: «Alla morte di Ciro bisogna rispondere con la pace».