La Roma B fa paura: vale quasi l’Europa

26/07/2014 10:51

GASPORT (D. STOPPINI) - Qui a Denver la gente si impressiona poco: difficile in fondo stupire in una à dove la marijuana si vende liberamente, c’è un coffee shop ogni quattro passi e fai fatica a distinguere un homeless da uno che invece la casa ce l’ha ma non riesce a ritrovarla al termine di una serata sbandata. «Welcome to Colorado» gridavano ieri i tifosi della Roma, la maggior parte americani, all’arrivo dei giocatori in à. Chissà se loro sono riusciti a meravigliarsi anche per il soccer, per una squadra che sta costruendo il suo sogno. Un italian dream, perché lo scudetto è obiettivo certificato, i 45 milioni di euro (per il momento) spesi sul mercato sono lì a testimoniarlo. Eccolo, allora, un modo per stupirsi anche di fronte al pallone. Basta mettere su carta l’immaginaria Roma B, quella delle riserve, la squadra che dovrebbe far tremare pensando all’assenza dei titolari e invece rassicura forse più dell’undici base.

I lati positivi... La dimensione del mercato della Roma è tutta qui. Non è , non è Cole. Sono gli altri. Sono quelli che fanno sorridere pensando alla che verrà, al doppio impegno che, come tutte le volte, prima diventa un obiettivo poi quando si materializza assume i contorni di un mostro. La Roma invece non si spaventa. La Roma spaventa. Perché nella squadra B c’è una coppia centrale formata da Romagnoli e Astori. C’è un attacco che giocherebbe titolare in almeno 15 squadre su 20 della Serie A. C’è un centrocampo con — 16 trofei in carriera —, e uno a scelta tra e , due che l’altro giorno a Boston, quando a fine allenamento si sono a giochicchiare per conto loro, hanno cominciato a tirare fuori numeri che neppure al circo. Diceva a chi gli chiedeva di un centrocampo non brillantissimo contro il Liverpool: «Vorrei ricordare che fuori causa al momento abbiamo , e , il nostro reparto titolare». Come a voler sottolineare la propria forza. Come a compiacersi della creatura che ha tra le mani.

...e i rischi Perché per un allenatore è un bell’andare. In fondo era stato lo stesso a chiedere di raddoppiare e in qualche caso triplicare tutti i ruoli, con giocatori per la maggior parte di esperienza. E allora, se un rischio c’è in tutta questa operazione, è la gestione del gruppo. Aiutati che Dio t’aiuta, si dice. Perché i risultati saranno sì l’obiettivo, ma pure il grimaldello per far sì che anche gli eventuali scontenti non creino polemiche. è l’esempio lampante della scorsa stagione, un caso rimasto quasi sempre sotto traccia proprio perché la Roma metteva insieme partite da copertina una dopo l’altra. Non sarà semplice, per , spiegare a gente che in carriera ha vinto parecchio che «no, non giochi tu, vediamo la prossima volta ». Ma è una strada obbligata, non c’è altro percorso. E la Roma lo sa.