04/08/2014 09:33
IL ROMANISTA (M. BIANCHINI) - Mai sconfitta forse fu più salutare di quella incassata dalla Roma nella partita contro l’Inter. Non c’entra nulla la storiella della volpe e dell’uva. Le battute d’arresto non sono in nessun caso gradite, quando però il discorso non sia di altra natura, non necessariamente di carattere tecnico come pretenderebbero certi critici i quali si sono subito affrettati a proiettare nel mare in tempesta la navicella romanista. La riflessione principe affonda radici psicologiche su un terreno inquietante dove non mancano gli sciacalli all’agguato. Altro che tournee americana inserita nel programma di preparazione il cui scopo è puntualmente sfuggito ai “distratti “.
Ci riferiamo al clima che si respira da giorni intorno alla squadra giallorossa. C’è da rimanere quanto meno perplessi nel leggere ed ascoltare le “adulazioni” sfornate a raffica : “La Roma è l’indiscussa favorita nella corsa allo scudetto” . Il tema ricorrente, diffuso spesso con toni venati da una sottile ironia, puzza di bruciato. La formazione di Garcia e i tifosi romanisti non avrebbero bisogno di essere illuminati nella formulazione dei propri giudizi. Sanno benissimo che questa Roma sia in possesso delle potenzialità per ambire allo scudetto. Però mettiamo il silenziatore ad eccessive euforie ad evitare che i professionisti del “biscotto inzuppato “, in occasione di qualche fisiologico tentennamento, colgano al volo il pretesto per riempirsi il bicchiere. Lo stesso Garcia si è preoccupato di demolire l’ambiguo “castello” ribattendo con la stessa moneta del sarcasmo : ” La Juventus ha vinto tre scudetti consecutivi, si è rinforzata con acquisti importanti aggiudicandosi i favori del pronostico. E’ lei la favorita “ . Parole sante. Esse hanno il sapore di un implicito appello al popolo giallorosso ad allontanare il rischio di cadere nella trappola dell’ipocrisia. Lasciamo che sia la vecchia signora ad indossare le scomode vesti della prima attrice con la speranza di riuscire a digerire il “disgustoso ” spogliarello se accadrà ciò che hanno in mente i tifosi giallorossi. Ecco perché sembra salutare la sconfitta con l’Inter sul piano psicologico e non certo su quello tecnico ben saldo fra le mani di Garcia e dei giocatori. Non sarà infatti il passo falso contro i meneghini nerazzurri diventati per i microfoni di Mediaset “eroi del calcio italiano in America”, a ridimensionare le ambizioni romaniste. La lettura fra le righe, merce rara tra i fautori dell’obiettività , ci mostra una Roma in piena evoluzione , la quale tuttavia sembra già muoversi con il passo delle grandi. A mister Rudi il compito di modellarla per un campionato di prim’ordine. Come fece un anno fa quando riuscì a dare un’anima alla sua sorprendente creatura. Tutto giusto. Però non riusciamo a chiudere queste note senza toglierci il peso che grava sullo stomaco.
Pure contro l’Inter la squadra ha prodotto gioco e occasioni da rete anche se in maniera ridotta come sottolineato dagli stessi Garcia e De Rossi. Secondo un modesto parere, espresso anche da fonti insospettabili, manca l’uomo da area di rigore, uno che sia in grado di assicurare 15-20 gol , o almeno che tiri in porta. Un esercizio che sembra assente nelle corde degli attuali preposti alla bisogna. Non si può sempre sperare nella zampata di Totti. Basterebbe ricordare la giornata trascorsa senza affanni da Handanovic, analogamente ai portieri che l’hanno preceduto. Quasi zero tiri , nel calcio equivale a quasi zero gol . Ma forse siamo caduti anche noi nel tranello di esagerate eccitazioni per desiderio di perfezionismo. Chi meglio di Garcia e Sabatini sapranno dirci se là davanti non ci sia bisogno di terapie rivitalizzanti? L’esperienza insegna a fidarci di loro i quali non mancheranno di ricordare il gioco architettato dal tecnico transalpino che prevede la partecipazione di tutti a caccia della porta avversaria. Però che nostalgia di un cannoniere sul modello di Batistuta il quale condusse la Roma a suon di gol verso la conquista dello scudetto.