04/08/2014 09:30
GASPORT (D. STOPPINI) - Lo raccontano imbestialito nelle ore successive alla partita, anche oltre le dichiarazioni alla stampa, perché c’è qualcosa che non sta piacendo a Garcia della Roma. Che non fosse entusiasta della tournée negli States si era capito fin dai primi giorni: poco tempo per allenarsi e il forte rischio di incappare in qualche brutta figura. Ma il tecnico ha probabilmente colto qualche segnale di nervosismo di troppo nel gruppo, figlio (anche) della voglia di strafare dei giocatori, dell’entusiasmo intorno alla squadra, di un mercato eccellente al punto di mettere tutti davanti a un obiettivo sbandierato ai quattro venti: lo scudetto. Ecco, Garcia vuole evitare l’«effetto Brasile», giusto chiamarlo così, cioè una squadra chiamata a vincere e poi alla lunga stritolata dalla pressione. Così si spiega il tono via via mutato delle dichiarazioni dell’allenatore.
Parole Perché lui stesso aprì la tournée americana parlando così: «Voglio vincere, il primo obiettivo è il campionato». E poi, di fronte a un presidente che addirittura ha tirato in ballo anche il discorso Champions, l’allenatore ha pian piano abbassato i toni: «La Juventus resta favorita, per la Roma l’importante sarà entrare tra le prime tre». Testa per terra, please. Non un modo per mettere le mani avanti. Ma il saggio tentativo da parte del tecnico di sfilarsi dai riflettori, di allentare la pressione intorno alla squadra, di proteggere i giocatori dall’eccesso di aspettative. È il Garcia 2.0: un anno fa riuscì a conquistare lo spogliatoio difendendo l’indifendibile Osvaldo davanti ai tifosi. Ora la musica è diversa, lo scenario è mutato, ma l’intento è lo stesso: Garcia uomo squadra. Per lo scudetto, ovvio.