12/08/2014 11:10
IL FATTO QUOTIDIANO (C. TECCE) - Questo è il momento. Claudio Lotito è ustionato, dirà che non utilizza la crema solare. Enrico Preziosi mastica, eppure non ha nulla in bocca. Adriano Galliani indossa gli auricolari e una cravatta colorata. Lotito estrae un foglietto dal taschino, guarda Preziosi e Galliani: “L’avemo ammazzati, l’avemo ammazzati”. Il ragioniere Carlo Tavecchio, che parla soltanto se legge pagine preparate dai suoi collaboratori, verrà eletto un paio di minuti dopo. Al terzo scrutinio –con il 63,63% dei votanti, bastava la metà più uno – il capo dei Dilettanti si prende la Federcalcio; Demetrio Albertini non sfonda il 34; poi schede nulle o bianche per testimoniare il dissenso.
Il fronte No-Tav unisce i calciatori, gli allenatori, gli arbitri e un pezzo di serie A: in prima fila, come se fosse la scorsa classifica di campionato, Juventus e Roma. Quelli che Lotito ha ammazzato. Al gelo di un salone di un albergo Hilton accanto a Fiumicino, tra delegati e comparse, erano più di 300 i padroni grossi e piccini del pallone. Li ha commossi Giancarlo Abete, che ha citato De Gasperi, il Vangelo, la corruzione, la disoccupazione, il prodotto interno lordo e ha attaccato Giovanni Malagò (Coni) e i giornalisti. Poi s’è commosso Tavecchio, che ha elogiato la democrazia. E non ha sottovalutato quel 34% di preferenze che gli ha attribuito la Lega Dilettanti. L’assemblea era diretta da Pasquale De Lise, 74 anni, intramontabile boiardo di Stato.
La rabbia della Juve e le sorprese mancate del Coni Per vent’anni Tavecchio ha gestito il calcio minore, affari, favori e interessi. S’è candidato che aveva già il 68% dei consensi: le quattro Leghe unite, dai milioni in serie A agli oboli di periferia. E aveva caricato accanto a sé il vecchio armamentario federale: dagli ex Antonio Matarrese e Franco Carraro al dimissionario Abete, passando per il mai marginale universo di Luciano Moggi. Andrea Agnelli s’è opposto sin da subito in coppia con la Roma americana. Il giorno di Optì Pobà mangia-banane ha scatenato la fuga di Fiorentina (Della Valle), Torino (Cairo), Sassuolo (Squinzi, cioè Confindustria), poi Cagliari, Empoli e Sampdoria. Questo gruppo di serie A ha provato a raggiungere la maggioranza fra le 20 società per stilare un documento e costringere Tavecchio al ritiro. Ma il partito Pro-Tav, organizzato da Claudio Lotito in versione ventriloquio (anche di Adriano Galliani), ha resistito e ha recuperato le indecise Verona, Cesena e Palermo.
Quando Galliani ha lasciato l’Hilton, camminando a testa bassa tra le telecamere, ha decretato la scomparsa dei ribelli: “Solo in 4 hanno detto no”. Forse sbaglia. Perché l’urna contiene almeno 8 no a Tavecchio, inutili, ma pur sempre 8. Agnelli è apparso che il pranzo era già sui tavolini, caccia a Preziosi: “Tu non mi devi nominare con la stampa”. Preziosi ha reagito, e non ha negato la battuta velenosa: “Si è presentato in ginocchio per un posto in Figc”. E poi il presidente juventino ha affrontato Lotito nei corridoi, e non c’erano sentimenti di amicizia: urlavano di brutto. Sconfitto chi non c’era: Malagò (Coni) ha più volte previsto sorprese, imminenti, prossime; adesso precisa che verranno da Tavecchio. Tradotto: la sorpresa non era il commissario. Il Coni ha assistito; il governo, che s’affi - dava al Coni, pure. Il trionfo di un terzetto sempre compatto (Lotito-Galliani-Preziosi) provocherà un duello in Lega A con i perdenti, Juventus in particolare. Non segnalata l’Inter indonesiana. Anzi, più corretto scrivere che l’Inter s’è fatta sentire per augurare buon lavoro a Tavecchio. Il ragioniere brianzolo ha un responsabile della sua campagna elettorale da ricompensare: il laziale Lotito, improbabile che riesca a consegnargli la vicepresidenza in Federazione.
Nella squadra Beretta, Abodi e ipotesi Fiona May Lo stesso Carraro, che di alchimie se ne intende e che ha chiacchierato a lungo con Tavecchio, sconsiglia la poltrona per Lotito. E allora quel posto andrà a Maurizio Beretta, il numero uno in Lega, “uno” senz’altro per i Lotito, i Galliani e i Preziosi. Anche Andrea Abodi (serie B), retorica da rivoluzionario e comportamenti da conservatore, verrà promosso vice. Per dimostrare di non essere razzista, Tavvecchio porterà in Figc la campionessa di atletica Fiona May (in quota Coni). Sempre per lusingare il Coni (e non solo), il ragioniere vuole coinvolgere Giulio Napolitano, il figlio di Giorgio, che per il Comitato Olimpico s’è occupato di giustizia sportiva e per la Federcalcio potrebbe rivedere la struttura, le regole. Tavecchio ha temuto Napolitano: le indiscrezioni lo davano per commissario, anche qui Lotito ha alzato le barricate.
Michele Uva, direttore generale per il Coni, ex dg di Parma e Lazio (epoca Callisto Tanzi e Cesare Cragnotti). Capitolo allenatore della Nazionale: i campioni di Spagna ’82 hanno tifato per Tavecchio, e dunque non vanno scartate le ipotesi Marco Tardelli o Antonio Cabrini. Valida la pista Alberto Zaccheroni. Il desiderio del ragioniere si chiama Antonio Conte, basse le possibilità di Roberto Mancini. Lotito non lo vuole. Il 18 agosto sapremo.