Il salto della May: simbolo del calcio antirazzismo

12/08/2014 10:55

GASPORT (A. BUONGIOVANNI) - Vent’anni fa giusti giusti, cittadina italiana per matrimonio da circa tre mesi, debuttava in azzurro: bronzo agli Europei di Helsinki nel salto in lungo. Ora, mentre proprio oggi un’altra rassegna continentale dell’atletica è al via (a Zurigo), può diventare ambasciatrice dell’antirazzismo nel calcio. Fiona May, del resto, nata e cresciuta in Inghilterra con nelle vene anche sangue giamaicano, 44 anni compiuti in dicembre, resta una delle atlete più vincenti dello sport tricolore.

L’invito «E’ successo tutto in poche ore – racconta da Londra, dove sta facendo visita al papà –: mi hanno contattata in giornata, proponendomi un ruolo che andrà specificato. Sono onorata dal fatto che una federazione tanto importante abbia pensato a me. Ma è chiaro che prima di accettare un impegno dovrò incontrare chi di dovere, valutare il progetto e capire se potrà portare a risultati concreti. Se riuscirò a fare qualcosa di utile, ben venga. Ma non voglio essere strumentalizzata, né che il mio nome sia banalmente sfruttato. Tavecchio? Non lo conosco, non l’ho sentito e non commento la frase sui giocatori stranieri che tante polemiche ha scatenato. Dico solo che un’uscita infelice può capitare a tutti».

Negli stadi Fiona è da sempre sensibile al problema razziale. Nel 2006 e nel 2009, in due serie di una fiction Rai di grande successo, interpretava Alyssa, giovane nigeriana che, arrivata in una paese della Calabria degli Anni Ottanta, per integrarsi affrontava una serie di difficoltà anche legate al colore della propria pelle. «L’Italia – sostiene l’ex campionessa del mondo, tifosa della di recente candidata al consiglio comunale di Firenze – non è un Paese razzista, ma il problema in qualche modo esiste. E quanto accade negli stadi è inammissibile. Occorre intervenire in fretta, in modo drastico. Servono messaggi forti e in questo senso credo di poter dare una mano. Ma, ripeto: prima devo ben capire».