14/08/2014 10:13
IL FATTO QUOTIDIANO (T. RODANO) - Carlo Tavecchio si è seduto su una poltrona preziosa. Non solo per il potere e il prestigio conferiti dalla presidenza della Figc, ma anche perché il forziere di via Allegri dà accesso a un tesoro di considerevoli dimensioni. Le entrate previste dal budget federale per il 2014 sfiorano quota 160 milioni di euro (159.561.820). Un po’ meno dei 174 milioni del 2013, forse anche per “la consapevolezza della complessa situazione congiunturale che sta vivendo il nostro Paese”, come si legge nel bilancio di previsione. Comunque una cifra più che rispettabile.
MERITO, soprattutto, del consueto, generoso contributo del Coni (a sua volta alimentato dal Tesoro, ovvero dai cittadini italiani). Anche quest’anno il Comitato olimpico stacca un assegno da oltre 68 milioni di euro (di cui 6 solo per la retribuzione dei suoi ex dipendenti passati alla Figc). Nonostante le reiterate minacce di diminuire questo fiume di denaro pubblico, sulla spinta della protesta delle altre federazioni sportive, alla fine il presidente Giovanni Malagò non se l’è sentita: rispetto al 2013 i contributi sono diminuiti di appena 80 mila euro, una briciola rispetto al taglio di decine di milioni (forse 32) a lungo prospettato. La paura è passata e i viveri al calcio –almeno per quest’anno –sono salvi: la Figc continua a mangiare una fetta superiore al 40 per cento della torta distribuita dal Coni. Dopo i contributi pubblici, la seconda grande fonte di denaro sono i ricavi da pubblicità e sponsorizzazioni private. Oltre la Puma, che fornisce il materiale tecnico, ci sono altre 19 aziende tra sponsor principali, ufficiali, partner e fornitori. In tutto, producono un valore di poco superiore ai 38,5 milioni di euro. La casa d’abbigliamento da sola ne garantisce circa 14 all’anno. I tre main sponsor sono Fiat, Tim e Compass. L’azienda (ex) torinese ha un contratto da 3 milioni l’anno. I proprietari –è quasi superfluo aggiungerlo –sono gli stessi della Juventus. Ma il potenziale conflitto d’interessi non ha mai messo in discussione la partnership, che va avanti dal 2000 (con la significativa eccezione del 2006, anno di Calciopoli e dei mondiali tedeschi). Non è l’unica sponsorizzazione fatta “in famiglia”. Tra i partner ufficiali della Figc c’è anche l’azienda tessile Bassetti, che fa parte del gruppo Zucchi. L’azionista di maggioranza si chiama Gigi Buffon e non è un omonimo del portiere e capitano degli azzurri. La terza principale fonte di ricavo per la Figc arriva dalle partecipazione delle varie nazionali alle competizioni internazionali: la vendita dei diritti televisivi garantisce un contratto da 26,3 milioni di euro con la Rai. La partecipazione allo sciagurato mondiale brasiliano ha portato in cassa circa 7 milioni, e sarebbero potuti essere molti di più se Balotelli e compagni avessero superato i gironi: fino a un massimo di 27 milioni per la vincitrice del torneo. Dove finiscono i 160 milioni di euro della Figc? Ne servono ben 46 solo per retribuire gli ufficiali di gara. Dimenticate fischietti e bandierine dei grandi campi di serie A (a cui ne spettano grosso modo 5): la maggior parte del denaro finisce nelle centinaia di migliaia di partite disputate ogni anno in Lega Dilettanti.
ALTRI 46 MILIONI sono destinati allo svolgimento delle varie attività delle Nazionali (maschili, femminili e di calcio a 5). Nel bilancio federale ci sono altri due capitoli di spesa assai corposi e specificati tutt’altro che bene. Costo del personale: 15,8 milioni di euro. Spese generali: 20,8 milioni di euro. Al riguardo, il collegio dei revisori dei conti non risparmia un giudizio malizioso, che emerge da un linguaggio inevitabilmente imbalsamato: “Queste voci continuano a rappresentare centri di costo sensibili, che necessitano di un attento monitoraggio e ulteriori interventi di razionalizzazione”. Di più, chi ha firmato il bilancio della Figc, non poteva scrivere.