01/08/2014 15:10
REPUBBLICA (G. CARDONE) - Mancini, domenica scorsa a Budapest, in occasione dell’amichevole tra il Galatasaray e la Honved, dove gioca suo figlio Andrea, lei ha incontrato Prandelli. L’ex ct si è ripreso dalla batosta mondiale?
«Sì, ormai il Mondiale è il passato, è già immerso nella nuova avventura a Istanbul: anche per lui sarà un’esperienza molto interessante ».
Che poi il materiale umano a sua disposizione non era granché, diciamolo.
«Non è proprio così, venivamo da un secondo posto agli Europei, la delusione ci sta. Il Mondiale però è un torneo breve, gli episodi sono determinanti: l’Olanda è arrivata in fondo, ma agli ottavi contro il Messico a 5 minuti dalla fine era fuori».
L’Italia ora dovrebbe seguire il modello tedesco?
«No, così come non doveva copiare gli spagnoli dopo i loro successi. Noi siamo l’Italia, abbiamo vinto quattro mondiali e potevamo vincerne di più, dobbiamo seguire la nostra strada, puntare sulle nostre risorse e tradizioni. Giusto documentarsi e studiare gli altri, ma il calcio italiano ha una sua identità e non deve perderla ».
Ecco perché Zeman la vede come ct azzurro ideale.
«Mi fa piacere che lo pensi, ma chissà come andrà a finire questa vicenda. Nessuno mi ha chiamato e non conosco nessuno di quelli che devono decidere».
Beh, il candidato Albertini lo conosce eccome, e sembra avercela con lei. In un’intervista disse “Mancini non mi ha rispettato”.
«Non so perché si sia espresso così, non capisco. Nel 2003 lo portai io alla Lazio, era a fine carriera quindi qualche volta giocava e qualche volta no, forse è quello, ma parliamo di più di 10 anni fa. Di sicuro io ho sempre rispettato tutti».
Per Tavecchio invece lei “è quello delle Marche”.
«Non lo conosco, so solo che è uno dei due candidati alla presidenza federale».
Sulla famosa gaffe che idea si è fatto?
«Il razzismo è un argomento delicato e lui ha espresso molto male quel concetto, con parole sbagliate. Ma, anche se ognuno è libero di esprimere la propria opinione, non mi piace quando tutti si scagliano contro una sola persona: non siamo perfetti, si può commettere un errore. Certo, ripeto, il tema è centrale».
Lei ha detto di sentirsi pronto a lavorare da ct.
«Sono molto sereno: se arriverà una proposta, la valuterò. Stesso discorso per l’eventuale chiamata di un club, è il mio lavoro ».
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E in Italia può essere l’anno buono per la Roma?
«Sì, si è rafforzata parecchio. Iturbe è stato il colpo del mercato, Uçan lo conosco bene perché era nel Fenerbahçe: ha fisico e tecnica, è pronto per la serie A. Ma ripeto, per me la Juve al momento è in pole position. Subito dopo Roma e Napoli, appaiate; in terza fila Inter, Milan e Fiorentina ».
La “sua” Inter non ha fatto grandi acquisti.
«Ma se parte bene, può sorprendere come la Roma lo scorso anno: lottare per il titolo è nel dna dei nerazzurri».
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