18/08/2014 09:49
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Rudi Garcia sorride, è divertito dalla lettura delle notizie sui viaggi (finora) virtuali di questo (Benatia) o quell’altro (Destro) giocatore. La sua Roma prende forma, tra certezze e qualche dubbio. Garcia ha in mente una squadra, non vorrebbe vedersela ritoccare in corsa, con il rischio di ritrovarsela indebolita al fischio d’inizio della stagione, cioè tra tredici giorni. Del resto, Rudi lo aveva detto: «Il mercato aperto può creare dei problemi, le trattative prima si concludono e meglio è». Benatia e Destro sono ancora in bilico, nonostante certe rassicurazioni che arrivano da dentro e certe convinzioni del tecnico. I soldi in ballo sono tanti, per questo non si può mettere la parola fine sulle trattative. Di sicuro la Roma parte da una base forte, almeno come la Juve.
L’EQUILIBRIO EMOTIVO - Garcia ha ereditato, un anno fa, una squadra a pezzi. Rovinata nella testa e nelle gambe. L’ha rimessa in piedi, le ha ridato consapevolezza, stimoli nuovi e soprattutto l’ha riportata in alto: ha lottato per lo scudetto e oggi si ritrova a giocare la Champions, senza passare dal preliminare. Il tecnico francese non deve più motivare i suoi giocatori, deve solo fare il «temporale» se li vedrà poco concentrati o se penseranno di essere invincibili e di portare a casa le vittorie solo con la forza del pensiero. In questo senso l’arrivo di gente come Cole, Keita, abituata a stare a grandi livelli, aiuta. I giovani crescono con i big, alcuni sono molto bravi (Paredes, Uçan), altri da attendere (Somma, Sanabria).
L’ASPETTO FISICO - La preparazione non è stata come la voleva Rudi: prima le partite serie poi gli allenamenti. Avrebbe volentieri invertito, partendo dall’Austria e finendo nello splendore degli States a portare in giro il marchio sui campi della Mls. In Usa la Roma ha svolto una preparazione a singhiozzo, con la squadra non al completo. I giocatori, un po’ tutti, hanno definito «massacrante» quella tournée, fatta di tanti spostamenti e allenamenti nell’afa. In Austria invece è stato recuperato quel tono muscolare che prima non c’era, con quasi tutti presenti e attenti. Ci si è allenati bene, in un clima decisamente più fresco. C’è chi, ma questo è inevitabile, ancora deve trovare la condizione migliore ma ci sono altre due settimane per farlo (con altre due amichevoli in mezzo, domani contro il Fenerbahce e il 23 ad Atene contro l’Aek). Chi è più indietro di tutti è Maicon, costretto a raggiungere la squadra in Stiria ma senza mai scendere in campo per mezzo giro di campo. Ma per il momento è l’unico. Di contro, Torosidis, fresco di rinnovo, è in grande spolvero, pur non essendo Maicon. A lui vanno aggiunti, Strootman (pronto verso la fine di ottobre), Balzaretti (non si sa) e De Rossi (fermo per un problema alla caviglia).
LA TATTICA - Garcia ha pian piano ritrovato Iturbe che, insieme con Gervinho, dovranno essere le due arme letali. Il tecnico ha in mano due moduli per valorizzare il gioco degli esterni, il 4-3-3 di sempre e il 4-2-3-1, che ha provato spesso in questo mese di preparazione. Totti è l’ago della bilancia: lui è il centravanti e il rifinitore. Da rivedere la stabilità tattica di Emanuelson, leggerino come terzino, poco consistente come attaccante. De Sanctis è la buona notizia, il suo rientro è recente ma la sua affidabilità non è in discussione e chi gli sta dietro, Skorupski, sta crescendo bene. Astori sembra essere un buon innesto, così come Uçan, sempre provato come alternativa a Pjanic; Paredes ha il calcio in testa e ha stregato Garcia, Sanabria è un talento in divenire, Keita e Cole, al di là dell’inserimento in squadra ancora non completato, sono due giocatori di esperienza e personalità. Ljajic si è allenato con il gruppo, cosa che non aveva fatto lo scorso anno. E si vede. Restano da sciogliere i nodi legati a Benatia e Destro. Se partono non finisce il mondo, sia chiaro, ma per capire la forza della Roma, dipenderà dai nomi che (eventualmente) li sostituiranno. Staremo a vedere.