10/09/2014 09:38
IL MESSAGGERO (A. PIERUCCI) - Ha sparato solo lui, e coi guanti. Ha sparato con una sola arma, una 7,65. Ed ha lasciato tracce di sangue anche sulla pistola. Nonostante l'assenza di impronte è saltata fuori la prova regina che incastra Daniele De Santis, l'ultrà giallorosso arrestato con l'ipotesi di omicidio volontario per la morte Ciro Esposito dopo gli scontri che lo scorso 3 maggio hanno preceduto la partita tra Napoli e Fiorentina. L'esame sugli indumenti e in particolare su un paio di guanti disposto in incidente probatorio dal gip Giacomo Ebner ed eseguito dai carabinieri dei Racis, ha confermato lo stub effettuato dell'imputato, nei primi passi dell'indagine, dalla polizia scientifica su disposizione del pm Eugenio Albamonte. Sui guanti, recuperati dalla Digos a Tor di Quinto, subito dopo gli scontri, sono state trovate tracce di polvere da sparo ed elementi biologici di De Santis. L'accortezza del tifoso di usare sempre di tenere le mani coperte durante le azioni di assalto (come testimoniato da vecchi filmati) non l'avrebbe così preservato dalla pesante incriminazione di omicidio volontario aggravato. In particolare, secondo i periti, il tifoso romanista avrebbe lasciato tracce biologiche sul guanto sinistro con il quale avrebbe scaricato la pistola con cinque colpi, di cui quattro hanno centrato Ciro Esposito e altri due tifosi napoletani mentre l'ultimo è stato recuperato inesploso, a terra. La perizia ha inoltre confermato l'ipotesi che a sparare sia stata una sola pistola. «I cinque bossoli recuperati e i proiettili estratti dai corpi dei feriti sono compatibili con l'arma», sono state le conclusioni del Racis. Anche il proiettile inesploso, «forse perché l'arma si era inceppata, presenta segni compatibili con la pistola», sono le conclusioni dell' esame.
FERITO Lo stub, però, potrebbe aprire un nuovo scenario. Il fatto che al momento degli spari la pistola di De Santis fosse sporca del suo sangue prova che il tifoso romanista era ferito già prima di aprire il fuoco su Ciro Esposito, e ancor prima della reazione dei tifosi napoletani che lo hanno pestato, tanto che è ancora detenuto in prognosi riservata nel reparto di medicina protetta del carcere Belcolle di Viterbo. Era ferito perché già vittima di un'aggressione?O perché si sarebbe tagliato durante l'assalto al pullman dei tifosi napoletani? Questo è uno degli aspetti che i pm titolari del fascicolo, Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, dovranno chiarire oltre quello dei ruolo dei quattro presunti fiancheggiatori di De Santis, quattro amici della curva accusati di concorso morale in omicidio. L'avvocato Michele D'Urso che assiste De Santis, da parte sua non si sbilancia: «L'inchiesta è ancora aperta. Tracce di polvere da sparo sono presenti su numerosi reperti rinvenuti sulla scena e alcuni dei quali certamente non riconducibile al mio assistito», precisa.
L'ARMA L'esito degli accertamenti dei carabinieri del Racis sarà depositato al gip Giacomo Ebner il 24 settembre, in sede di incidente probatorio. A carico di De Santis c'è anche la voce registrata della vittima che, prima di morire, ha riconosciuto l'indagato come l'uomo che gli ha sparato. Intanto vanno avanti gli accertamenti sugli altri quattro indagati.