11/09/2014 09:58
IL TEMPO (S. PIERETTI) - A Roma è sempre derby. La stracittadina è ancora lontana, ma la sfida si accende anche fuori dal campo. Da una parte c’è Daniele De Rossi, romano e romanista, campione del mondo con la Nazionale di Lippi del 2006 e uno dei simboli della nuova squadra di Conte. Dall’altra c’è Claudio Lotito, consigliere federale, anzi, «più di un consigliere federale» e presidente della Lazio. È dall’inizio di agosto che i due continuano a beccarsi reciprocamente, da quando il mediano della Nazionale commentò dagli Stati Uniti la frase di Tavecchio su Optì Poba.
«Le sue parole sono state gravi - disse dal ritiro degli States il giallorosso - se ora dovessi litigare con una persona di colore in campo, dicendogli "tu mangi le banane", allora sarà giusto considerarla solo una gaffe, guai a squalificarmi. In America. in Inghilterra o in Francia se qualcuno dice cosi simili lo fanno dimettere il giorno dopo». Una critica autentica, senza peli sulla lingua fatta da un ragazzo genuino che forse ha il pregio di schierarsi sempre con coraggio, senza nascondersi dietro frasi di circostanza. La risposta di Lotito - in veste di main sponsor del candidato delle quattro Leghe - non tardò ad arrivare. «De Rossi ha criticato Tavecchio? Ah beh, allora qui si rovescia il mondo! Ora parla pure De Rossi! I dipendenti dovrebbero fare i dipendenti no?». Risposta caustica, anche perché il diritto di parola (di espressione e di critica) è sacrosanto, legittimato dall’articolo 21 della Costituzione Italiana, legiferato dai padri costituenti nel 1946. Un’entrata a gamba tesa del presidente della Lazio che il mediano giallorosso non ha tollerato. L’invadenza nel ritiro di Bari e la costante presenza del consigliere federale Lotito («anzi, più di consigliere») in Norvegia ha dato l’assist a De Rossi per colpire con ironia l’antagonista. «Speriamo che non tutti i ventuno consiglieri federali facciano come Lotito...».
A quel punto, quasi nel cuore della notte, intabarrato dentro al suo montgomery marrone, il presidente della Lazio ribadiva di essere «più di un semplice consigliere federale». Nel derby fra De Rossi e Lotito ha provato a spegnere l’ennesimo incendio Gabriele Oriali, una vita da mediano e oggi al servizio della Federcalcio come team manager. Preso tra due fuochi, l’ex mediano ha cercato di mediare senza successo, alimentando ancor più la polemica. «Quella di Daniele è comunque un'esternazione del tutto personale - ha affermato Oriali - sappiamo benissimo che il presidente Lotito è stato sia a Bari che a Oslo, ma sa anche che all'interno dello spogliatoio non può venire, quella è una zona franca e devo dire che non si è mai visto. Lamentele non ce ne sono state, a parte questa di De Rossi che è personale», ha assicurato Oriali. Il peso delle responsabilità - secondo la versione ufficiale - sarebbe tutto sulle spalle di De Rossi: nonostante le rassicurazioni del nuovo team manager della Nazionale, le lamentele del romanista non sono state le uniche: lo spogliatoio è piccolo, la gente mormora. Ieri l’ultimo affondo da parte di Mauro Baldissoni, direttore generale della Roma. «Non credo che in Nazionale ci sia una querelle tra De Rossi e Lotito. Lui è al seguito dell'Italia, secondo molti in maniera forse un po' troppo ingombrante, evidentemente non ha di meglio di cui occuparsi, e quindi si occupa della Nazionale».