03/09/2014 09:40
IL TEMPO (E. MENGHI) - Un uomo, prima che un calciatore, distrutto da un infortunio psicologicamente massacrante e fisicamente doloroso. Balzaretti si è messo a nudo in conferenza stampa a Trigoria, dopo aver ricevuto l’ultima di una lunga serie di brutte notizie. La pubalgia, anziché migliorare, peggiora e allora si è convinto a bussare alla porta di Sabatini per dirgli che non ce l’avrebbe fatta a tornare a breve in campo e che avrebbe fatto bene a cercare il terzo terzino sinistro di questo calciomercato.
Detto, fatto: il 30 agosto Holebas sbarcava a Roma. Balzaretti ha poi prenotato la sala stampa per spiegare cosa stesse succedendo e perché da dieci mesi a questa parte è uscito di scena. La confessione è stata tanto intensa quanto scioccante: «Dopo i 90 minuti contro il Sassuolo, non avevo più la forza di camminare. Pensavamo fosse una cosa da niente, abbiamo trattato tutto come fosse una pubalgia, poi abbiamo riscontrato questo problema alla sinfisi pubica, dove ci dovrebbe essere la cartilagine e oramai non c’è più. Queste due ossa sono un pochino usurate. Purtroppo non riesco a correre. Gli esami - spiega Balzaretti - hanno riscontrato un piccolo peggioramento, perciò devo fare ancora dei mesi di terapia, di preciso non so quanti. I dottori mi hanno dato uno strumento con il quale dormire la notte, sono campi elettromagnetici che speriamo possano in parte migliorare la situazione a livello di dolore almeno. Mi devo fermare per non so quanti mesi e c’è anche la possibilità che questo dolore mi rimanga per sempre, con tutte le conseguenze possibili e immaginabili. Ce la metterò tutta, mi sento ancora un giocatore. Io non mollo, è una promessa».
Federico lascia intendere che sì lotterà per tornare a fare il suo mestiere, ma che le possibilità di riuscita sono attualmente vicine allo zero e l’idea di ritirarsi, che lo ha accarezzato nei momenti più tristi, potrebbe realizzarsi nonostante la sua volontà. La nuova terapia prevede che lavori anche di notte per ridurre il dolore, ma non è detto che basti e lui lo sa. A tenerlo in vita è la speranza, in particolare quella «di poter rivivere la gioia della vittoria, da sudato, con la stanchezza della partita che ha accompagnato una carriera. La mia è iniziata a 6 anni. Credo sia impossibile non pensare di smettere, ma poi dico "non mollo, ce la posso fare": sono ancora in questa fase».
Non getta la spugna e non pensa già da allenatore: «Mi vedo ancora con la maglietta giallorossa e gli scarpini. Il traguardo non è vicino, ma vado avanti a piccoli passi. Il mio modo di giocare può aver portato all’usura, forse quest’infiammazione è talmente forte o profonda che gli interventi non sono bastati per farmi stare bene. L’altra operazione che ci era stata prospettata a Boston sarebbe stata una cosa tanto per farla». È tornato sotto i ferri a Monaco per un doppio intervento sui due lati del pube. «Pensavamo che sarebbe stata importante perché andava a tagliare dei nervi che procuravano il dolore».
Non ha funzionato. Il dato di fatto è che sempre più spesso i giocatori della Roma vanno a curarsi lontano dalla capitale: «La società - dice il responsabile medico Colautti – ha i suoi consulenti, noi dobbiamo solo supportare questi termini». Spalleggiare scelte, più che farle. «Non parlerei di diagnosi non esatta all’inizio, parlerei di patologia complessa per il calciatore», continua.
La Roma potrebbe dimezzare l’ingaggio di Balzaretti appellandosi al contratto collettivo, per cui basterebbero 6 mesi lontano dal campo, ma non si è avvalsa di questa facoltà, come rivelato dallo stesso Federico: «La società ha carta bianca, ma Pallotta non ha voluto mai fare nulla perché questa è una famiglia». Lui continua a farne parte.