18/09/2014 11:12
GASPORT (A. SCHIANCHI) - Esultare si può. Anzi: si deve. In questi tempi di crisi e di depressione calcistica le vittorie di Juventus e Roma in Champions League sono ossigeno per un movimento che da troppo tempo boccheggia. Negli ultimi anni in Europa abbiamo fatto passi indietro, i grandi giocatori non vengono più in Italia a cercare gloria (e soldi), lo spettacolo è pericolosamente diminuito e il divertimento è una specie di chimera. Questa stagione era cominciata con l’eliminazione del Napoli ai preliminari e ci eravamo fasciati la testa, aspettandoci il peggio. Juve e Roma hanno dimostrato che la luce non è ancora spenta, che abbiamo il diritto di sperare e che il calcio italiano, anche se non è più quello di una volta, merita rispetto. C’è un errore, tuttavia, che non si può commettere: quello di montarsi la testa. Non siamo diventati fenomeni soltanto perché abbiamo battuto il Malmoe e il Cska Mosca, le ferite non sono ancora rimarginate e pensare di aver risolto ogni problema grazie a due belle prestazioni sarebbe davvero un guaio. Quindi, gioia sì, ma con moderazione. Anche perché il cammino in Champions è lungo e tortuoso, non c’è il tempo per rilassarsi.
La Roma, poi, è capitata in un girone di ferro: se il Cska Mosca visto all’Olimpico si è dimostrato un avversario di burro, difesa imbarazzante, centrocampo lento e attacco senza idee, altrettanto non si può dire di Bayern Monaco e Manchester City. Totti, se vorrà portare la sua Roma oltre la fase a gironi, dovrà sudare parecchio. Giustamente il capitano, parlando alla vigilia, ha ricordato l’esempio dell’Atletico Madrid di Simeone che, nella passata stagione, è arrivato a un passo dal trofeo. Organizzazione tattica, spirito di gruppo, grande sacrificio: ecco i tre ingredienti che, uniti ai gol di Diego Costa, hanno portato i Colchoneros fino in finale. La Roma, a patto che il 5-1 sul Cska non faccia saltare il tappo dell’entusiasmo e che l’ambiente non tolga tranquillità alla squadra, può ripercorrere la strada dell’Atletico Madrid. Ha qualità sia tecniche sia tattiche; ha un allenatore, Garcia, che sa gestire il gruppo con equilibrio e fermezza; ha giocatori in grado di «spaccare» qualsiasi partita: Gervinho, Iturbe, Totti, Pjanic sono uomini decisivi in ogni momento. Gli ingredienti per confezionare una bella cenetta ci sono tutti, ma evitiamo di farci venire l’acquolina in bocca: se poi non ci sediamo a tavola, ci restiamo male...
Il prossimo turno, martedì 30 settembre, sarà una cartina di tornasole: in trasferta contro il Manchester City, la Roma dovrà dimostrare di avere nervi saldi e idee chiare. Gli inglesi, ieri, hanno perso al fotofinish contro il Bayern Monaco: non sono all’ultima spiaggia, ma non possono permettersi altri errori. A Garcia il compito di gestire con saggezza le energie: il turnover tra campionato e Champions (fuori sabato scorso a Empoli l’attacco titolare, che poi ha schiantato il Cska) sta funzionando. Ripetiamo: non montiamoci la testa, non pensiamo di essere tornati grandi, godiamoci il momento, facciamo festa per una notte e, da domani, subito in campo a correre e a sudare. Se vogliamo arrivare lontano, l’unica via da percorrere è quella del lavoro.